venerdì 1 ottobre 2010

rientro in patria, la badante torna a casa

La badante che lavora da mio padre, delle volte mi dice, delle volte no, altre mezzo e mezzo. Questa è una di quelle volte (mezzo e mezzo, intendo). Fra colleghe si trovano, si aiutano, si passano nomi e numeri di telefono, trovano lavoro anche a 10.000 chilometri da dove abitano. Certe volte, entrare nel giro costa, come costano e si contrattano informazioni. L'argomento dell'ultima riunione in piazza al Duomo di Cremona (ma certe volte fanno assemblea ai giardini pubblici di piazza Roma) era: "Chi paga il viaggio per tornare in patria, a casa". 
Chi sosteneva che i datori di lavoro fanno i furbi (sempre), ma devono pagare per contratto, il viaggio di andata e ritorno almeno una volta l'anno, e chi invece era dell'idea che il viaggio fosse sempre in aereo e una volta almeno ogni sei mesi, (tre mesi per il gruppetto delle polacche, arrivate in Italia con visto turistico ma lavoranti in nero). La delegata eletta era poi andata ad informarsi dai sindacati. Queste sono più organizzate dei metalmeccanici.
Per la miseria, nemmeno un dirigente di buon livello, certe volte, riesce a spuntare un simile benefit, e poi le badanti italiane non avrebbero goduto di quel viaggio magari alla Maddalena o a Lampedusa per le loro ferie. Perchè?
Il dubbio nasce da una soggettiva interpretazione del contratto. C'è una clausola che ha posto lo stato, giusto per tutelarsi e tirare sulle spese. Chi assume una badante extracomunitaria, si farà eventualmente carico, delle spese di solo rientro in patria, nel caso la badante, per qualsiasi motivo, voglia far definitivo ritorno a casa, o per qualsiasi altra ragione venga sottoposta ad espulsione anche nei mesi successivi ai primi sei dopo il suo licenziamento.
Non è un provvedimento proprio e sempre a favore della badante, men che meno del datore di lavoro. Lo stato stacca il biglietto di ritorno appena un extra-comunitario mette piede in Italia, e lo farà pagare al datore (o ex datore) di lavoro, allorché la sua dipendente (o ex dipendente) debba tornare in patria per restarci. Perchè sei mesi? Perchè dopo aver perso o aver finito un lavoro, un extracomunitario ha sei mesi di tempo per trovarsene un altro, pena tornarsene in patria alla scadenza di quel periodo. Niente lavoro, niente permesso di soggiorno, quindi restare vorrebbe dire andare ad ingrassare la lista nera dei clandestini. Se lo stato lo becca, le spese di rimpatrio arrivano a casa dell'ultimo datore di lavoro.
Potevo anche risparmiarmi di dirlo? Ma quella benedetta della badante di mio padre, voleva tornare a spese mie, tutti gli anni a vedere i campi di sua proprietà nel Maghreb. Io pago il biglietto aereo, ma poi tu porti anche me a gratis a casa tua a fare agriturismo gratis. Con tutti i frigor che mi hai assassinati, non avrai paura del mio mangiare monacale per un solo mese? Con una scatoletta di tonno e tre pomodori ci vivo tre giorni, sono mica te che vuoi yogurt, cioccolata, caffè, succo di frutta, panna e gelato al latte ogni fine pasto, (praticamente ogni mezz'ora me ne inizia uno nuovo, di pasti intendo).
Le badanti, dopo due mesi massimo di rodaggio, diventano di un tirchio da far paura, incamerano in continuazione e basta (vitto e soldi soprattutto).

3 commenti:

  1. MIO DATTORE DEL LAVORO E IL MIGLIORE NEL MONDO E COME LUI NON CI SONO TANTI E DA VERO:MI AIUTA MI PORTA DI Là E DI QUI E MI SIPORTA E SEPORTA MIEI SBAGLIE ,IO LO PORTO CON ME A TAGZIRT E LI FACCIO MANGIARE DI TUTTI I PIATTI DI TAGZIRT E LO FACCIO GIRARE TUTTO IL MOROCO E NON VOGLIO NIENTE DI PAGA VOGLIO SOLO CHI LUI DIVERTITA E DEMINTICA TUTTI LE SCIUOCCHESSI CHI L HO FATTO

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  2. ma perché nessuno insorge contro questa angheria, perché il datore di lavoro deve mettere in conto anche questa spesa insostenibile? Il nostro è uno stato vampiro, non ho parole.

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  3. perchè non è possibile insorgere. Le badanti ci tengono col collo legato alla stalla. Loro hanno in mano i nostri genitori, in casa, dove nessuno vede, e tocca mandar giù bocconi amari.

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