Che il vecchio viva, è un calvario, che il vecchio muoia. sarebbe sicuramente peggio. La morte di un genitore, comunque la si viva, dev'essere un esperienza brutta, forse devastante, molto aldilà delle lacrime di circostanza e dei convenevoli d'obbligo. So che un giorno la morte arriverà. Dopo mio padre, biologicamente dovrebbe essere il mio turno, forse è quello che mi fa paura (non potrò perdere la priorità acquisita). Potrei morire prima io. Il vecchio "non molla", spettegolavano due infermiere, due anni fa, in ospedale. Era una marionetta ridicola, in quel suo continuare a rialzarsi al primo mangiafuoco di passaggio. Due anni fa, non sapevo cosa fare per tenerlo in vita (credo di aver fatto tutto e di non aver lasciato nulla di intentato). Da allora tanti farmaci sono cambiati e anche tante regole. Alle volte incontro medici conosciuti, si ricordano di me, mi salutano, hanno quasi timore nel chiedermi del mio vecchio ... "quando il tempo è buono fa un giretto in giardino" rispondo io. Non ci credono. Un medico, il primo che aveva cominciato questo ciclo infernale tutt'ora in atto, era un reumatologo. La mano di mio padre si era gonfiata quasi di colpo. Infiltrazioni di cortisone (come da letteratura scientifica), nella mano di mio padre. Quel medico è morto quasi un anno fa. 57 anni ben portati, bell'uomo, abbronzato in tardo autunno, sano come un pesce (si fa per dire), infarto, (chissà se i pesci rossi hanno un cuore). Mentre spingeva, in modo pratico e preciso quel cortisone, duro ad uscire dalla siringa ... diceva ... "non si può pretendere molto, 90 anni hanno il loro peso". La cosa che più ti senti ripetere fino alla noia è: "... deve tener conto dell'età, 90 sono tanti". A quel tempo, mio padre, in ospedale ci era venuto con le sue gambe, faceva ancora due o tre chilometri a piedi ogni giorno, oggi tira massimo 30, forse 40 metri in una giornata, a tavola, a letto, al "cabinetto" (come dice la badante). I parenti così assidui due anni fa, nemmeno vengono più a trovarlo. Delle volte, ho la sensazione di essere quel Pierino che grida tre volte "al lupo al lupo" e poi non c'è manco un bassotto. Quando lo dirò la prossima volta, non ci sarà anima viva al cimitero (mai modo di dire sarà più appropriato). Non mi crederanno nemmeno a funerale fatto (ammesso sia io a mettere il "triste annuncio" sul quotidiano cittadino).
Sento la mia vita che se ne va. Nulla si crea nulla si distrugge. Sto solo togliendo anni dalla mia vita per renderli al mio vecchio.
I genitori ti danno la vita, e quando sono prossimi alla morte, tirano le somme e chiedono il saldo del conto. Nessuno è generoso, nessuno fa sconti. Quella vita data, la rivogliono ... credo ...
meglio sempre essere padroni della propria vita o almeno prenderla in affitto da qualche altro quando non è possibile fare nemmeno il mutuo
RispondiEliminaprima u poi, vita sfugge di mano anche a più nervozo de tori dentro arena.
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