Sono due casi diversi, sotto un unico comune denominatore:
Pazienza. Pazienza. Pazienza.
I casi sono uno = "rimboccarsi le maniche".
la differenza è che se si ammala leggermente, può stare a casa (ma la sua casa è anche il posto di lavoro, in quanto convivente), gli vanno prestate cure e vitto, nonchè alloggio. Il sogno di ogni badante, è avere qualcuno che badi anche a loro. Se si ammala al lavoro, non deve nemmeno portare il certificato medico, è li che te la vedi morire sotto gli occhi. Però un datore di lavoro fiscale, può chiedere l'intervento del medico della badante per verificare l'effettivo malessere. Un datore di lavoro come si deve, può chiamare il medico anche nel caso la badante peggiori (è solo una questione di pararsi le spalle, c'è il rischio di denuncia per omissione di soccorso e si va nelle grane ... e non parlo certo di formaggi).
Se la badante è in ferie deve mandare un certificato medico. Mica può allungare le ferie, tanto per integrare il lavoro di badante con il lavoro da cubista, il sabato notte, in una balera della Romagna, adesso che fa bel tempo.
Se la badante è moderatamente grave va all'ospedale, e ci da una mano la collettività, perchè vitto e alloggio contribuiamo tutti a pagarglielo. E' ovvio che se è molto grave, va valutato un ospedale con camera mortuaria rispetto ad un altro senza, per via delle spese funerarie, a carico del datore di lavoro, se la badante non ha parenti. La badante è una convivente è gli unici "affetti" (si fa per dire) che ha, sono nella famiglia per la quale lavora. Questa interpretazione potrebbe sembrare ridicola ma non lo è. Quando il datore di lavoro assume la lavorante, si impegna, sottoscrivendolo e firmandolo, un impegno a pagare le spese di rimpatrio, qualora la badante decida di farlo definitivamente. Chi potrebbe dare questa garanzia più della morte? Mediaworld?
Bisogna rassegnarsi all'idea che la badante non è una bestia e ha le sue tutele. Se fosse una donna di strada potremmo fare come fanno certi "caporali", ucciderla e buttarla nella spazzatura in un sacco di plastica nero (per via della differenziata che distingue un popolo incivile da uno progredito).
Neanche pensare di licenziarla, non si può, come non si può fare con il vecchio, che restando in vita ci molesta.
Ci sarebbe una terza via, moderatamente rischiosa, avvelenarla con veleno dei topi (risalirebbero al negozio beccandoci al volo), ma credo poi le spese di rimpatrio del cadavere possano essere superiori al TFR (il gruzzolo del licenziamento), quindi è bene informarsi bene prima di agire in qualsiasi direzione.
Meglio valutare sempre le conseguenze di qualsiasi azione intrapresa.
Se la badante è morta si può licenziare senza farsene una colpa.