sabato 6 novembre 2010

ospizio, casa di riposo, RSA

Ospizio: deriva da ospite, non c'è dubbio, è un posto dove per cortesia (o per pietà) si ospita un forestiero, uno che viene da fuori. Come nome mi sembra abbastanza azzeccato in tutto, compreso quel significato di "venire da fuori".
Casa di riposo: non c'è tanto da dire, è un pò diverso, tipo dire badante e assistente familiare (i tempi si evolvono). Da più il senso di pace, ma anche di dormitorio in preparazione al sonno eterno ... o forse l'intenzione era di far percepire il giusto riposo dopo una giornata (o una vita) di lavoro. La nostra società forse abbina lavoro a capacità produttiva e di spesa. Senza nessuna di queste due cose, la vita non ha significato, non serve a nessuno, non serve al gruppo, quindi va convogliata e relegata in strutture protette, perchè questa abitudine di attesa, non prenda piede fra gli attivi. La casa è di riposo e chi non riposa, è inutile nascondercelo ma, è solitamente un pò sedato.
RSA, un acronimo forse come OSS, ASA, FIAT, INPS, IRPEF, FIOM, BIM, BUM, BAM, AMEN. sa di fine e un po' di latino forse ... il succo è sempre comunque della stessa arancia. RSA ... Residenza sanitaria assistita ... come nome mi piaceva di più ospizio. Non so perchè ma questa sigla, mi ricorda dei film di fantascienza, dove i morti venivano assistiti a morire in modo igenico, poi venivano condizionati ed espulsi dall'astronave in capsule mortuarie per non essere d'impaccio sull'astronave madre.
Comunque lo si voglia chiamare è un posto per malati terminali della peggior malattia esistente, l'unica che non da scampo, mai, la vecchiaia.
Chi entra lì sa di non uscire e di non aver più scampo. Non so se potrò scegliere o arriverò a scegliere fra una badante magari anche ladra e una struttura del genere, ma io mi lascerò morire di fame. Chi ti porta li è perchè a casa non può più reggerti, non necessariamente per cattiva volontà, ma perchè e giusto che ognuno viva il proprio tempo e non presti troppo il suo tempo agli altri che mai potranno renderglielo. Seguire un bambino è seguire un sogno, una speranza. Seguire un vecchio è senza promettenti aspettative. Lo si sa tutti, anche se non ce lo si dice, è una battaglia persa in partenza, un massacro delle cellule giorno dopo giorno. Certi anziani, lì dentro, spesso vogliono farla finita, altri passano giornate ad interrogarsi e a guardare un muro, distratti qua e la da preghiere o attività ricreative. I parenti non vogliono più noie se non in giorni concordati e comunque almeno a Domeniche alterne come per le targhe. Ci si prepara tutti al trapasso, giusto per l'ultimo saluto, ogni volta è quella buona per essere l'ultima. Il personale è bravo e con spirito di sacrificio, ma sa che tanto non c'è più nulla da fare e non ci saranno mai troppi reclami se proprio le cose non funzioneranno sempre a dovere. Cosa può pretendere un parente? Se ne lava le mani tutta la settimana e poi, la Domenica pomeriggio, arriva lì a fare il galletto perchè il pannolone è pieno? Ma se ne stia a casa sua, mugugnano gli aiuto infermieri che li ci lavorano a turni, da sempre. I medici (se ci sono) sono geriatri, medici specializzati in malattie della vecchiaia. Sanno spiegarti tutto di tutto, ma anche che la vecchiaia non può chiedere ancora molto alla vita. Li non si cura, non c'è chiasso o clamore, si accompagna le persone in un posto dove non ci sono più dolori e malattie.
Capita delle volte di sentire un urlo secco, non corre nessuno, si sa, è l'estremo saluto di chi se ne va a quelli che restano ancora per un po'. Ho visto gente morire davanti alla "guardiola" degli infermieri. Quando qualcuno muore finisce alla lunga per essere diventato anche un rompiballe. Finalmente se n'è andato, arrivano i ringraziamenti, magari dei cioccolatini, in fondo era un buon uomo, in due o tre giorni i cattivi ricordi svaniscono e poi non ci si pensa più per sempre, bisogna preparare il letto a quello nuovo che arriva. Morti sotto un coperchio di lamiera zincata ancora caldi, anzi sempre più freddi, troppi, troppi ne ho visti. Il freddo della morte si prende un pezzo di corpo alla volta, quando un vecchio muore, non è mai caldo, nemmeno dopo i primi minuti.
E' un posto dove gli amici del tavolo dove mangi, spariscono in fretta, sembra la stazione ferroviaria, partono arrivano, partono, nemmeno te ne fai un gran problema, perchè li è normale che sia così. Una autostrada verso l'aldilà.
Nessuno dirà mai che non sono state prestate cure sufficienti. Non conviene ai medici per il buon nome della struttura. Non conviene al vecchio, per non dire a se stesso di essere stato dimenticato troppo in fretta. Non conviene ai parenti, che devono poter dire di aver fatto tutto fino all'ultimo. Tutti ormai hanno ceduto e aspettano solo ceda il vecchio, prima succede e meglio è per tutti. Per i parenti, che finalmente smetteranno di andare avanti e indietro. Per l'anziano, che finalmente se ne fregherà di avere il pannolone pieno. Per gli infermieri, che se avranno un buon turnover di personalità diverse, si affaticheranno meno. Per i medici, che hanno gli ospedali che li assillano in continuazione proponendo loro continui rincalzi. Chi ha sempre posti disponibili è ritenuto da sempre affidabile ed efficiente. Poi un bel ringraziamento per la pazienza e le cure prestate in un bel necrologio e tutti si mettono il cuore in pace, parenti e maestranze comprese ... e chi più del vecchio?

34 commenti:

  1. Tutto quello che dici è terribilmente vero e lo condivido, anche se abbastanza agghiacciante. Ma è la nostra società che ha emarginato gli anziani, appunto perché non più in grado di produrre con la stessa rapidità ed efficienza di un giovane. In passato, ad esempio nella società contadina, i vecchi erano stimati ed ascoltati, se non altro perché la loro esperienza era superiore a quella degli altri.
    Che tristezza tutto questo.

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  2. Buonasera,
    volevo avvisarla che ho scoperto casualmente il suo blog e l'ho trovato davvero molto interessante. Sappia anche che l'ho linkato qui: http://www.muoversinsieme.it/archive/2010/11/05/badanti-e-anziani-un-rapporto-da-coltivare-.html
    Sarebbe interessato a raccontarmi la sua esperienza di blogger? Eventualmente mi scriva a redazione@muoversinsieme.it

    GRAZIE in ogni caso, buona giornata

    Alessandra

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    1. che gliè frega a sti qua di questo blog se non per farsi pubblicità e vendere ascensori?

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  3. Interesant ce scrii aici, fiindca din Romania credeam ca la voi este altfel!

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    1. e che vorr di'? se scrivi a degli italiani,scrivi in italiano!

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    2. quello che è scritto qui interessa solo alle badanti per imparare come fregare le famiglie italiane,

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  4. Ambra,
    non so se quella fosse la civiltà contadina e questa è l'inciviltà del terziario postindustriale, ma secondo me anche in queste situazioni si va certamente a cicli e un po' anche a vicissitudini famigliari. Mia nonna e mio nonno paterno sono morti in casa, forse accuditi dalla famiglia (ma la famiglia forse era una nipote, una cognata e tanti maschi a guardare). Questi sono sempre stati lavori da donne. Era una famiglia di mediatori e commercianti (piccoli molto piccoli, roba di paese). Mia madre viene da una famiglia di affittuari contadini (piccoli, piccoli anche loro). Il camino, le storie raccontate dai vecchi? Sono solo favole raccontate dai fratelli Grimm, o almeno quasi sempre favole. in certe zone ci sono tradizioni diverse non lo nego ma dalle mie parti è così. I tanti ospizi in zona mi danno storicamente ragione.
    Noi discendiamo pur sempre da Caino e da Abele, contadini e pastori oggi un po' più evoluti ma pur sempre stanziali o viaggiatori, fondamentalmente precari. Più la vita è precaria e peggio è. Quale è vita più precaria di un contadino? Che lavora un anno e con una tempesta vede svaniti i sogni di ingrassare la scrofa per Natale? Mio nonno e mia nonna materna, sono rimasti in famiglia finchè sono stati in grado di dare, gli è stato concesso l'abbuono di restare anche neutri, ma quando non ce l'hanno più fatta da soli da "Sciur padrun" sono diventati solo nomignoli di battesimo all'ospizio delle suore. Pochi mesi, pochi pianti e sono morti.
    Io sono cresciuto male in famiglia, me ne sono andato presto, ma quelle immagini non mi hanno mai abbandonato, non è morale, non è cultura, non è perbenismo, sono solo immagini nella testa di un bambino che adesso non mi consentono scelte diverse.

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  5. Alessandra,
    mi scusi l'irriverenza ma mi è sembrato inusuale il Suo darmi del lei. In internet quasi sempre nessuno conosce nessuno, tanto vale darsi del tu. Sorge spontanea la domanda Lubranesca, "chissà se la regina Elisabetta si farà dare del -Sua Maestà- dai suoi amici di Facebook". Può essere, ma scegliere questo mezzo per comunicare e fraternizzare velocemente, vincolando però il tutto alle giuste distanze da mantenere, è ben curioso. Di certo non sono un vassallo e come servo della gleba non dovrei nemmeno permettermi internet e quindi pormi questi problemi.
    Ho letto il suo curriculum per capire una richiesta che non mi aspettavo. Muoversi insieme e un bel sito, una bella abbinata (intelligente direi) fra commerciale e fare informazione. Gli anziani hanno sempre molto bisogno di informazioni rassicuranti, più che sapere tutto di un ausilio, dell'ausilio stesso. Ho letto cose molto interessanti, ma non credo di poterle essere molto di aiuto, perchè li c'è già tutto e io non credo riuscirei ad aggiungere nulla a quello che persone molto più preparate di me hanno già raccontato.
    La mia "esperienza" comunque di blogger, viene essenzialmente dalla mia intolleranza a tutto, contro tutti, compreso me stesso e da una riflessione sulla vita e sul nostro continuo correre fino alla morte che sappiamo esistere, nel momento del nostro non essere. Eppure la neghiamo ad oltranza, fino alla morte stessa. Ho litigato molte volte in questi ultimi due anni e poi alla fine non mi so dare nemmeno un perchè. Mi viene alla mente quella infermiera rumena agonizzante a terra fra l'indifferenza dei passanti. Trasmissioni televisive e grande indignazione per quella tragedia (con tutto il dovuto rispetto per la defunta e i suoi congiunti) mi viene alla mente Stalin "una morte è una tragedia 1 milioni di morti sono una statistica"
    Muore troppa gente anziana negli ospedali e negli ospizi, fra l'indifferenza di molti perchè è la statistica che dice si muoia in prevalenza da vecchi in Occidente. Non c'è scampo. Ho patito troppo, per non aver voglia di dirlo a qualcuno, fosse solo anche a me stesso su questo diario.

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  6. Ionel Muscalu,
    Credo che il problema della vecchiaia sia almeno antico quanto la vita. L'unica differenza è che in certi paesi la vecchiaia arriva a 40 e in altri a 60 o 70 anni. A questo punto o il vecchio si è organizzato da giovane o sarà la sua poca previdenza ad avergli procurato il più grosso guaio della vita. Morire molto solo, in qualsiasi nazione e stato di agiatezza si trovi.

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  7. buon giorno a tutti oppure ciao come preferite,
    ho letto tutto , mia ha colpito il testo di utente 00:39 .
    l'argomento mi tocca molto da vicino in quanto mi trovo in una situazione che non lascia spazio a molte scelte .
    ho 41 anni , un bambino di 9 , sono figlia unica e mia madre 61 anni e' morta la scorsa estate per un aneurisma cerebrale , e' morta tanto improvvisamente e senza preavviso da lasciarmi senza respiro , piena di domande , di quelle che si fanno solo a voce bassa meglio dentro di se , mi ha lasciato un vuoto che ho ancora difficolta' a colmare e tanta tanta amarezza per non aver potuto fare niente , per non aver sfruttato al meglio i momenti prima .
    ora mi trovo in una analoga circostanza , mio padre 65 anni che aveva lasciato mia madre 11 anni fa per divertirsi e ammetto che non vedevo da all'ora;
    questa estate ha avuto un ictus che glia ha paralizzato l'intero corpo,
    gli e' venuto il diabete e la demenza e io l'ho preso a casa mia .
    ho trovato una badante in realta' ne sono gia' passate diverse perche' e' cattivo , offensivo e per non perdere il vizio chiede servizi sessuali , cosi' se ne vanno tutte nel giro di un mese .
    mentre lo guardavo all'ospedale , vedevo mio padre e non mi sono sentita di metterlo in una struttura anche se era il consiglio dei medici,
    ho pensato provo a tenerlo a casa per dargli una parvenza di normalita' ,
    ma in realta' anche nell'ambiente famigliare come amano chiamarlo di normalita' ce n'e ben poca , le persone che come lui passano dal letto alla sedia a rotelle grazie al sollevatore elettrico per me non possono parlare di normalita' , possono solo ricordare i tempi in cui facevano quello che volevano .
    il problema e' che in questi casi la normalita' non la vive piu' nessuno, come mio figlio per esempio , non correre perche' il nonno si innervosisce , fai piano lui e' malato , ma quale nonno da quando e' nato lo ha visto tre volte , si e' divertito ha speso tutto lo spendibile e ora con i suoi 640 euro di pensione e' totalmente a mio carico.
    oggi mi ha chiamato la struttura , si e' liberato un posto e anche se pensavo fosse giusto per tante ragioni personali e mediche ora non riesco a non pensare ad essere serena perche' anche io come l'utente citato prima ho sempre pensato che i ricoveri siano posti per la gente che aspetta di morire e sinceramente non so cosa fare .
    se avete suggerimenti o esperienze le accetto
    grazie

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  8. inutile che aggiunga altro, qui c'è tutto di me, del mio percorso delle mie scelte, ma vorrei anche parlare delle cose peggiori di queste situazioni.
    Me ne sono andato da casa presto perchè soldi non ce n'erano. Sono tornato a casa sempre e soprattutto quando c'era bisogno. Infortuni, malattie, matrimoni e funerali. Seguire un anziano vuol dire rinunciare a vivere (vale per me). I rimproveri che io ho avuto e continuo ad avere dai miei genitori sono tanti infiniti, e mi dicono anche di avermi educato male e di avermi sempre lasciato fare quello che volevo. per questo adesso non li seguo adeguatamente, delle volte si ricredono (il bastone e la carota). Per seguire mio padre nel 2008 ho fatto tutti i giorni 350 km. Ho una macchina da rottamare. Ho perso la cognizione del tempo, delle Domeniche della Pasqua, del Natale del Ferragosto del capodanno, della mia famiglia. Tutto è dovuto. In riabilitazione (un mese prescritto dall'ospedale che lo aveva dimesso) alternava momenti di pianto a rassegnazione. Per due settimane non ho incontrato una volontaria che lo seguiva e aveva creduto vivesse da solo senza parenti (non ha mai parlato di suoi parenti, di sua moglie, di suo figlio che andava a dargli da mangiare a mezzogiorno e sera, l'altro tempo lo passava a "servire" mia madre). Ci siamo incontrati un giorno che aveva fatto tardi, non è più andata da mio padre. Ho provato ad odiare i miei genitori. Ho cancellato la mia persona davanti a medici e infermieri mentre mio padre mi sollecitava (insultare sarebbe una parola troppo grossa, ma per certi sensi anche quasi appropriata). Dico sempre che mi ruba l'aria di bocca per respirare. Ogni anno in più che vive lo toglie dal mio conto, lo toglie a me. Ho parlato con medici che mi hanno visto e anche preti tosti. Tutti mi hanno sempre detto "lo metta in una struttura adeguata con la pensione e l'assegno di accompagnamento che danno agli invalidi si pagherà buona parte della RSA, se lo segue lei non salverà ne lei ne lui. Si ricordi che certe situazioni provano molto anche una badante".
    Oggi si è ripreso un po', fa 4 passi in giardino quando il tempo lo consente. E' stata dura e lunga. Sono passato attraverso tutti i giochetti che un anziano si inventa per possedere la vita di un altro. So che vogliono fregarmi (mio padre e mia madre) senza pietà e so che quando moriranno io sarò abbastanza usurato per meritarmi l'ospizio. Non me la sento però di fare diversamente, forse sono solo un debole, forse non sono così debilitati da rendere necessario un ricovero definitivo. Mio padre in longevità ha battuto tutti i suoi parenti. Non ha mangiato, non ha preso medicine, sono le cose che fanno tutti gli anziani. Fanno i capricci come i bambini, quando vogliono attenzione e un giocattolo, loro vogliono la vita. Delle volte mio padre è in silenzio, guarda perso un punto della stanza. Lo guado, penso che quando se ne andrà non sarò comunque pronto e mi mancherà anche se ormai io sento dentro di me la sua voce sempre, anche quando sono lontano da lui, in macchina o quando dormo. E' un fatto soggettivo, non ci sono consigli da dare, sono scelte, diverse storie diverse situazioni. E' la ruota della vita, non ho cugini che non abbiano portato i genitori all'ospizio e dico sempre loro vivono tre volte il loro tempo. Il loro, il loro con il vecchio e quello del vecchio.

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  9. Ho portato mia mamma in una casa di riposo. Me lo ha chiesto lei sessa, perchè sapeva che era ora, mi voleva bene, me ne ha sempre voluto. Aveva rotto un femore e le gruette a casa non vanno bene. Ci vuole una assistenza specialistica, se non ospedaliera, almeno di mantenimento. Va bene per chi è fuori è necessaria per chi è dentro. Certe cure a casa non si possono prestare in modo adeguato. Passavo ogni tre o quattro giorni a trovarla. Non sono d'accordo con Utente. Quando le condizioni sono gravi è giusto per tutti, fare a malincuore, ma con razionalità, questo passo necessario. Ognuna viva e rispetti prima la propria vita e poi aiuti gli altri. Questo è un voler bene a se stesse e a quelli che ti hanno dato una vita, non per essere un accessorio alla loro, ma per viverla. Quando ero bambina guardavano a me facendo grandi sogni sul mio futuro, no ero una loro polizza assicurativa.
    Mia mamma è morta dopo sei mesi di forti dolori. Gli sono stata vicina, mano nella mano ci siamo dette tutte, ci vogliamo ancora bene dopo due anni che se n'è andata e gli vorrò sempre bene come lei ne vorrà sempre a me, lo so.
    La casa di riposo è stata la nostra ultima casa, quella più importante, quella dei saluti. Ho isolato lei dalla mia famiglia e la mia famiglia da lei. Questo nostro addio lo abbiamo vissuto consapevolmente solo noi due assieme.

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  10. Non so rispondere. Queste sono cose tanto personali che ognuno le vuole e le sa vivere con quello che ha e quello che può. Sono comunque concorde che in situazioni critiche, non ci sia altra strada che il ricovero in strutture più adatte della casa. Io, posso solo raccontare le mie esperienze, le cose che ho visto e le cose che ho provato. Le stesse vicende vissute da altri sono diverse, come se si abitasse su altri pianeti. Ho visto figli che davano l'anima e si rammaricavano di non fare abbastanza e persone che facevano una visita ogni 15 giorni e s'imbrodavano di essere in contatto con professoroni, per tenere sotto controllo la salute del proprio congiunto.
    Secondo me ognuno deve parlare a se stesso quando fa queste scelte, e non lasciarsi influenzare dai pareri dei parenti o peggio dal blog di turno

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  11. Mio padre non era in pessime condizioni, ma lo abbiamo portato all'ospizio del paese. Ha fatto amicizie, parla con suoi pari, è dentro da due anni e sta meglio di prima. Penso dipenda molto dalle persone. In ospizio fanno anche attività ricreative. Ho visto una volta la partecipazione ad un grande cruciverba proiettato sul muro. Chi è sempre stato chiuso resta chiuso, chi è sempre stato aperto continua a vivere così la propria vecchiaia. Sta bene lui e stiamo bene noi. Ha visite mediche e infermieri che lo curano. A casa non sapremmo fare di meglio.

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  12. in ospizio se uno è vivace lo fanno dormire, uomo a casa sua se cura da soli

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  13. I genitori prima ti danno la vita e poi te la chiedono di ritorno per continuare a vivere. I genitori generano e basta, ben diversa è la propria nuova famiglia che si va a formare solo quella è la nostra vera famiglia solo per quella si ha l'obbligo di lottare
    Sandro

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  14. Se tutti seguissero i propri genitori, una vita più longeva non servirebbe a nulla, solo vecchi che seguono altri vecchi. Quale conquiste avrebbe fatto la medicina per peggiorare così tanto la qualità della vita di tutti?

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  15. Io sono d'accordo con 00:39. per tenere a casa propria i miei gentori, ormai scomparsi, ho fatto sacrifici inauditi avendo una mia famiglia e un lavoro a 40 km da casa.
    E' stato devastante in termini psicologici e gestionali, ma sono convinto sia un modo per ripagare l'immenso amore che nella loro vita mi avevano dedicato.
    Se li avessi mandati in una casa di riposo credo che non avrei piu' il coraggio di guardarmi allo specchio.

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  16. un conto è sentire il dovere di tenerli in casa, altro è farlo per immenso amore, altro ancora è farlo perchè quando se ne va un genitore biologicamente poi toccherà a noi e ci si comincia a mettere in guardia sperando anche gli altri facciano la stessa cosa con noi e altro ancora è farlo per rispetto e per riconoscenza. Quando capiterà non saprò cosa farò anche se comincio a pensarci e per questo ogni tanto bazzico da queeste parti. Abito lontano (una trentina neanche di chilometri) ma non saprei come gestire la situazione con una famiglia anch'io e due figli all'università.
    ciao a tutti Alfredo

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  17. ospizio uguale parcheggio per carri funebri

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  18. se l'assistenza è molto infermieristica l'ospizio dovrebbe essere la soluzione più giusta e qualificata per tutti (se fossimo in un paese civile, etico, con elevato senso morale), il paese che vi aspettate non esiste perche nemmeno voi che siete di questo paese siete così con gli altri. Sappiate però che li di medicina c'è poco di quello che leggerete su qualsiasi brochure pubblicitaria. Di solito c'è anche personale mal pagato e demotivato, fatevi da soli le vostre somme e togliete il 50% di quello che vi aspettate.

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  19. sono erminia e non sono d'accordocon quanti denigrano le case di riposo che non sono tutte uguali per fortuna,alcune sono dei gioielli delle amministrazioni comunali.Mio padre,vedovo da vent'anni,non voleva che nessuna altra donna fuori di mia madre frequentasse la sua casa.Per fortuna abitava l'appartamento adiacente il mio così potevo tenerlo sotto controllo finchè le cose non peggiorarono e lui dovette ricorrere alla sedia a rotelle.Io cercato di accudirlo come potevo dal momento che avevo subito due interventi alle gambe (alla femorale destra e a quella di sinistra).Quando gli fu proposto di andare presso una struttura attrezzata rimase un po' diffidente ma quando gli fu chiesto di fare un periodo di prova e poi avrebbe deciso,allora accettò e ne fu così entusiasta che non volle più tornare a casa.
    Là si trovava al sicuro,poteva scambiare una parola,era assistito da due medici,aveva la possibilità di scegliere fra quattro menù,poteva giocare alla tombola e alle altre attività di gioco gestito da personale esperto e poi poteva uscire(accompagnato)nel meraviglioso parco che attorniava Villa Serena.
    Io lo andavo a trovare tutti i giorni con mio figlio che lui adorava e che fin da piccolo lo aveva accudito assieme alla mia mamma.Era seguito,coccolato dalle infermiere e al primo sintomo di malattia veniva portato con urgenza all'ospedale per poi ritornare a "casa" felice e contento di rivedere il personale.
    Purtroppo nel 2006 all'età di 91 anni ci lasciò per una polmonite che gli aveva tolto le forze e la voglia di vivere ma vivrà sempre nei nostri cuori e in quelli che l'hanno conosciuto.

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  20. Le case di riposo non saranno tutte uguali e le attrezzature neanche ma le persone molto si assomigliano e nelle case di riposo si è pagate poco per un lavoro da schifo e con prospettive nulle. Si accudiscono persone da accompagnare alla morte tant'è che appena ho potuto sono andata a fare la OSS in ospedale.
    Innanzitutto la maggior parte degli anziani sono scaricati nelle case di riposo per toglierseli di torno salvo rari casi eccezionali.
    La morte di una persona è spesso inteso come aver portato a buon fine una missione, per i parenti e per la casa di riposo, tanto le liste di attesa di chi vuol entrare era sempre più lunga. In ospedale si cerca di far guarire in una riabilitazione (RSA e via dicendo) si fa un tentativo di riemersione alla vita e all'ospizio si conduce alla morte.
    Va tutto bene finchè la persona c'è di testa poi lo si lascia procedere autonomamente senza accanimento verso la morte.
    Sulla carta c'è tutta l'assistenza possibile perchè così deve essere per avere la licenza a lavorare ma in realtà poi è come ho scritto.
    Dove lavoravo io oggi ci sono solo dipendenti rumene perchè le italiane costavano troppo. Si lima sui costi di tutto compresi i pannoloni (di qualità per le ispezioni) ma da cambiare il meno possibile.
    Le attività ricreative sono poi una noia per tutti. Un anziano vuole i suoi cari vicini non un cruciverbone da fare in collettività. Queste cose lo interessano poco.

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  21. Ho avuto una pessima esperienza con una riabilitazione aggregata ad un ospedale. Non curano non ascoltano.

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  22. Gli ospizi appena possono chiamano l'ambulanza così trasferiscono le spese sull'ospedale e mantengono la retta. Gli ospizi sono fornitori degli ospedali e fra di loro si rendono favori. Il problema dell'età alta solleva tutti dalle proprie responsabilità e da ampi margini al destino

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  23. Ospizio o badante?
    Non po' essere una mera scelta economica. Vince l'ospizio 10 a zero.
    Basti pensare ai costi di solo riscaldamento, luce, affitto, spese di condominio, medicine e non ultimo le spese per la spesa (mangiare). Già queste cose coprono ampiamente la retta dell'ospizio senza contare che a trovare il genitore in ospizio ci si va quando si è comodi e si fanno dove si vuole ferie e finesettimana.
    A casa la persona si guarisce da se perchè è in mezzo ai propri ricordi e anche con una badante mediocre la vita dura di più e con più stimoli suggeriti dagli oggetti stessi della propria casa

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  24. la casa di riposo accorcia la vita dell'anziano (i vecchi vanno facilmente in depressione e l'occhio dei famigliari ingrassano l'anziano).
    La badante accorcia la vita dei famigliari.

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  25. la casa di riposo costa la metà di una badante e prendere una casa ammobiliata vicino a voi vi costerà un quarto. Pensate a quanti soldi risparmierete.

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  26. scusate,ma quando un genitore arriva agli 8o anni anche se non è ammalato e,la figlia invece ne ha 60,con varie patologie, e il marito che è un over 60 con varie problematiche di salute,mi dite come faranno queste due persone a prendersi cura del più vecchio?premetto che abitano tutti nella stessa casa e non ci sono disposizioni economiche per permettersi una badante.

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    1. Ci sono tante situazioni difficili e di difficile soluzione. Ci sono situazioni difficili dove i parenti e gli amici ti vengono a trovare più per curiosità morbosa che per darti un valido aiuto.
      Ci sono situazioni ancor più difficili dove non viene più a trovarti nessuno perchè non sanno e non hanno più parole da dirti e il resto non lo sanno, non lo vogliono, non lo possono fare.
      Ho visto un'intervista alla moglie di Stefano Marangone di Rivignano. Stefano non è anziano, anzi è giovane ma è malato di SLA, e ha cominciato uno sciopero della fame.
      La moglie Paola Ecoretti gli è a fianco in questa battaglia dei non autosufficienti (Stefano non si muove e parla con l'ausilio di un computer).
      Quando vedi gente, certi politici, certi magistrati, ceri delle forze dell'ordine che traggono vantaggi dalla loro posizione e spendono e spandono, ti chiedi cosa sia questa società "moderna".
      Nell'intervista Paola dice una cosa che io conosco bene: "I FAMIGLIARI DEI MALATI SI AMMALANO CON LORO".
      Da che seguo, da solo, i miei due genitori, ho perso il lavoro (la ditta dove lavoravo ha chiuso), non riesco nemmeno sa pensare di trovarne un'altro. Come potremmo vivere? In un certo periodo critico sono arrivato a perdere persino 20 chili ero quasi anoressico ma non era un fatto di testa era che proprio non riuscivo più a trovare il tempo per me. Mia madre in ospedale e mio padre quasi sempre a letto a casa.
      Non avevo più nemmeno vitamine e sali minerali. Oggi mi trovo a vedere poco, sentire poco, un mezzo infarto con tre palloncini, un'ernia inguinale e una alla schiena, un calcolo alla cistifelia che non posso togliere e che certi giorni mi fa patire dolori fortissimi. Resisto ma Domenica mentre lavavo mio padre ho sentito uno strappo forte al braccio sinistro (epicondilite) viaggio tutto fasciato. Salendo in macchina per portare mia madre all'ospedale ho fatto un ulteriore sforzo e adesso ho uno strappo ad un muscolo della gamba sinistra. Mi sto consumando e non riesco nemmeno ad abbattermi. Vado avanti come un robot, fra un po' non avro' più nulla da dare. Venderò l'appartamentino dove viviamo, perchè i soldi sono finiti da un pezzo.
      Cosa mi consigli?

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    2. ho la minima e dopo anni di lavori sottopagati e in nero, anni da artigiano e poi venditore ambulante mi sono guadagnato una pensione di 538 Euro mese. Non sono particolarmente ammalato ma ho 71 anni e forse mi meriterei un po' di remi in barca e invece mi trovo con la madre in casa (anzi sono io da lei). Padoa Schioppa se fosse in vita mi darebbe del bamboccione.
      Mia madre prende una sociale di 507 Euro e mio padre se n'è andato diciannove anni fa. mia madre ha 98 anni e ha avuto tre figlie e poi sono arrivato io. Le mie tre sorelle sono morte e proprio non so come si faccia a tirare avanti (ho i miei espedienti per rimediare un piatto caldo.
      Come potrei appoggiarmi ad una badante, come potrei mandare mia mamma in ospizio. Il mio futuro è molto incerto ammesso possa pensare di averne uno perchè senza la sua pensione non so come potrei vivere.

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  27. non è umano vivere la vita dei propri genitori è disumano mandarli in ospizio. Lì ci sono spesso geriatri pratici più di condurre il vecchio all'altro mondo che a curarlo per farlo restare fra noi più a lungo possibile.

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    1. scusa anonimo, sono Michele lo spazio sotto del tuo, come si trova il tuo genitore in un ospizio?

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  28. Salve mi chiamo Michele di milano, ho una mamma in un' ospizio, dovuto al giudice tutelare che l'ha rinchiusa, dandogli un ergastolo, senza condizionale, non ho capito il suo reato, fatto sta che lei grida tutti i giorni che vuole uscire, io figlio la voglio tenere con me, quindi un giudice che tutela gli interessi delle strutture, perchè costa solo 2600 euro, chi ha questo tipo di problema con il giudice tutela ospizi e chi vorrebbe portare fuori il propio genitore, possiamo parlarci.

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