giovedì 18 novembre 2010

Il vecchio e il male. Quando il mobbing viene da dentro.

Mi veniva il magone. Quelle istantanee hanno lasciato una cicatrice profonda nel mio carattere. Erano gli anni ottanta e le grandi aziende di stato e non, venivano dismesse. Era così a Milano, Brescia, Torino, Genova. Di colpo si passava dalle multinazionali  del faccio tutto io, alle strutture snelle del tutto fuori. Nasceva l'outsourcing. A turno, gli operai presidiavano le entrate alle fabbriche. Qualche volta, lasciavano passare persone, "... purchè a piedi, purchè esterni". Ho due immagini nitide, nella stanzetta (piccola, piccola) della tristezza della mia mente. Riva Trigoso e Sesto San Giovanni. A Riva, ero lì di pomeriggio, un viaggio tribolato, una mattina complicata. Erano in sciopero, ma nessuno faceva picchetto all'ingresso, lo avevano fatto il mattino, poi tutti erano andati via ma gli operai erano dentro. Ci andavo per la prima volta. Fette di transatlantici in costruzione. Non ne avevo mai visti di cosi grandi. Non sapevo che le navi venissero costruite a fette verticali.  Nessun rumore, nessuno in giro. Quando sei al mare ti viene spontaneo guardare il mare. Le barriere frangiflutti grigio chiaro di cemento, sopra, seduti, gli operai in fila unica e tuta blu, poco più avanti, in fila unica i gabbiani a penne bianche. Fermi, a guardare il mare. Nessuna nave all'orizzonte, solo onde che venivano da lontano a vedere quello spettacolo.
A Sesto ero di casa. faceva freddo quel giorno, sciopero e solito picchetto all'ingresso. Gli operai bruciavano quel che trovavano per scaldarsi un po' mani e cuore. Falò se ne vedevano tanti in quel periodo. Fuoco è fuoco, mica stai a guardare cosa brucia. A Sesto mi ero fermato a chiedere a quelli del picchetto come andava, avevo visto fuoco e carburante. Mi crollava un mondo addosso. Erano disegni di grandi macchine, come ne avevo fatti passandoci delle notti al tempo della scuola. Mi dissero che erano vecchi. Sapevo con che fatica si disegnavano, sapevo quanti calcoli a mano si dovevano fare. C'era il lavoro, lo studio, l'inventiva di una generazione. Sapevo cosa volesse dire progettare qualcosa di nuovo, le notti insonni cercando soluzioni, la costruzione e i continui dubbi teorici a lavoro ultimato. Tutto finito, tutto inutile, tutto in un fuoco, una vita in un attimo. La colpa non era di quel fuoco, ma della politica e della finanza che ratificano, mediano e con una firma cancellano.
Si dice che i problemi più difficili da superare nella vita siano nell'ordine, la perdita di una persona cara, la perdita del lavoro, la perdita della casa.
Un anziano ha tutte le cose assieme quando diventa non sufficiente a se stesso. Perde tutte le persone care che di colpo diventano nemici da contrastare. Arriva il demansionamento, l'emarginazione e l'umiliazione del non bastarsi. L'avvio a una casa che, sarà pur di riposo, ma non è la sua.
Di colpo il lavoro e i progetti di una vita bruciano, passano in mano a politici e finanzieri, prima affettuosi parenti. Con poche firme la gestione dell'anziano va in outsourcing, si risparmia, si guadagna in efficienza, si monetizza, si snellisce la struttura famigliare. Il vecchio si difende, non mangia, non prende più medicine, sciopera, la fatica si fa sentire  ... ormai il percorso è tracciato e gli striscioni del traguardo sono sempre più vicini. Il giro della vita è finito.

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