Bei tempi quelli di Hochstenbach scalo Frankfurt.
Credevo non ci fossero posti al mondo più umidi. Ci si andava d'inverno per lavoro.
Un ospizio, anche il più soleggiato e riscaldato è fondamentalmente un posto più umido. Se guardi bene il posto t'intristisce, lo vedi solo negli occhi delle persone che ci albergano. Alle pareti, cose allegre tipo scuole materne. Gli anziani, si sa, un po' bambini capricciosi lo sono. I pannoloni sono tutti più o meno pieni, si cambiano a fine turno, salvo allagamenti conclamati. I vecchi non guardano, sono persi nel pensare a che pensieri avessero un momento prima. Godono nel vedere un passero, i colombi ... loro almeno hanno le ali.
Chi serve non sarà servito. Dev'essere una legge della quantistica. Chi mette all'ospizio i propri vecchi vivrà tre volte il proprio tempo. I medici sanno che li porti lì perchè l'eutanasia in Italia è vietata. Non c'è senso alla cura. Staccare la spina no, ma anche continuare a tirar su il salvavita ha poco senso.
E' tutto un rito. I parenti arrivano di Domenica pomeriggio e fanno subito amicizia fra di loro. Poche battute sui vecchi e poi giù a parlare di figli e nipoti e del futuro, è così che va la vita. Quando i parenti se ne vanno, i vecchi si interrogano sul loro stare sulla terra.
Carlo, Carolina e Matilde mi avevano chiesto del padre: "Lei che è sempre qui, cosa dice? Lo trattano bene vero papà Tilio?". Che vuoi che dica? Non dico, non posso. Sono un vigliacco naturale o menefreghista professionista?
Tilio. Faceva finta di niente, vigliacco anche lui o forse solo lucido e consapevole che tanto non sarebbe cambiato nulla. I vecchi piangono, ma raramente chiedo a qualcuno di riportarli a casa, hanno una loro dignità piuttosto muoiono. Tilio! Ci parlavo ai pasti, era in carrozzina. Era entrato lì in riabilitazione, con un programma di "sollievo per la famiglia", col bastone ma poi era ... caduto.
Tilio era un tipo energico, di notte urlava "Liberatemiii!!!" Lo legavano. Come fai a dire queste cose ad un figlio. Morì due notti prima di essere definitivamente trasferita nell'ala RSA. Una notte mi insultò dopo averlo già fatto con alcuni infermieri, lo presi come un gesto di estrema amicizia.
Mio Dio che angoscia ho provato a leggere questo post. Forse perché è così vero e reale.
RispondiEliminaho riletto alcune volte quello che ho scritto, per rendermi conto se ne provassi anch'io angoscia.
RispondiEliminaLa storia non è andata proprio così. Perchè io all'inizio ero scortese, no, è più giusto dire chiuso nei confronti di Carlo, Carolina e Matilde e rispettivi figli e nipoti. Arrivavano in una quindicina e occupavano tutto il tavolo a disposizione di quattro anziani che dovevano far loro posto. Era un motivo di raduno tra fratelli e famiglie. Ho cercato di far capire loro che essere presenti solo la Domenica non dava il giusto senso dell'ospizio, ognuno però era stracarico di impegni, l'università, lo stage a Londra, la vigna da seguire, la manicure, il botulino da sistemare , il lavoro di rappresentanza e poi e poi e poi... Non voglio sentirmi troppo in colpa verso Tulio. Non ho mai detto, ma ho cercato di far capire. Ma perchè avrebbero dovuto aver tempo di ascoltare me? Non ascoltavano loro padre! Non si ascoltavano nemmeno fra di loro, enunciavano e basta la loro magnificienza. No, non voglio sentirmi in colpa, non ci sto.