sabato 13 novembre 2010

Capire l'ospizio

Bei tempi quelli dei Merloni di Frasassi uscita Fano a destra per Acqualagna.
Bei tempi quelli di Hochstenbach scalo Frankfurt.
Credevo non ci fossero posti al mondo più umidi. Ci si andava d'inverno per lavoro.
Un ospizio, anche il più soleggiato e riscaldato è fondamentalmente un posto più umido. Se guardi bene il posto t'intristisce, lo vedi solo negli occhi delle persone che ci albergano. Alle pareti, cose allegre tipo scuole materne. Gli anziani, si sa, un po' bambini capricciosi lo sono. I pannoloni sono tutti più o meno pieni, si cambiano a fine turno, salvo allagamenti conclamati. I vecchi non guardano, sono persi nel pensare a che pensieri avessero un momento prima. Godono nel vedere un passero, i colombi ... loro almeno hanno le ali.
Chi serve non sarà servito. Dev'essere una legge della quantistica. Chi mette all'ospizio i propri vecchi vivrà tre volte il proprio tempo. I medici sanno che li porti lì perchè l'eutanasia in Italia è vietata. Non c'è senso alla cura. Staccare la spina no, ma anche continuare a tirar su il salvavita ha poco senso.
E' tutto un rito. I parenti arrivano di Domenica pomeriggio e fanno subito amicizia fra di loro. Poche battute sui vecchi e poi giù a parlare di figli e nipoti e del futuro, è così che va la vita. Quando i parenti se ne vanno, i vecchi si interrogano sul loro stare sulla terra.
Carlo, Carolina e Matilde mi avevano chiesto del padre: "Lei che è sempre qui, cosa dice? Lo trattano bene vero papà Tilio?". Che vuoi che dica? Non dico, non posso. Sono un vigliacco naturale o menefreghista professionista?
Tilio. Faceva finta di niente, vigliacco anche lui o forse solo lucido e consapevole che tanto non sarebbe cambiato nulla. I vecchi piangono, ma raramente chiedo a qualcuno di riportarli a casa, hanno una loro dignità piuttosto muoiono. Tilio! Ci parlavo ai pasti, era in carrozzina. Era entrato lì in riabilitazione, con un programma di "sollievo per la famiglia", col bastone ma poi era ... caduto.
Tilio era un tipo energico, di notte urlava "Liberatemiii!!!" Lo legavano. Come fai a dire queste cose ad un figlio. Morì due notti prima di essere definitivamente trasferita nell'ala RSA. Una notte mi insultò dopo averlo già fatto con alcuni infermieri, lo presi come un gesto di estrema amicizia.

Il Sabato del villaggio (la badante va in vacanza)

La City è alle spalle. Un medico una volta mi disse "la vita esclude la morte ma accetta il prontosoccorso". Qui al villaggio, il prontosoccorso non c'è e si percepisce la morte. Le campane sanno ancora suonare a martello. Il cimitero è ancora lontano dal lazzaretto ed entrambi sono ben distanti dalle case. Sul muro di cinta della cooperativa, oggi c'è Eugenio (detto Geni) e (Cesira detta Zira) che lasciano un gran vuoto nei loro cari. Il funerale partirà dall'ospizio per la parrocchiale.
Chi si chiede se sia meglio la badante o l'RSA ci metta in conto Sabati, Domeniche, ferie e altre feste premarcate. Oggi sono di turno io. La badante ha bisogno anche di qualche Sabato mattino per andare a vedere un pò di mercato. Guadagnare e non spendere è come  riempire il frigorifero e non aver tempo di mangiare.
Lo so, è notte, ma la notte e mia, domattina non vorrò alzarmi, non vorrò il mattino. C'è pace solo di notte il giorno è dell'anziano assistito e il mio vecchio non mi darà tregua come sempre, avrà le sue esigenze seconde a nessuno. Lo capisco, non ha più tempo statistico per aspettare, non ne vede nemmeno ragione. Più si invecchia e più il valore tempo è inversamente proporzionale al valore denaro. Chissà se ci riconcilieremo mai del tutto noi due, forse non buttarlo in una RSA è l'unico modo per disporre di questo tempo. Poi non ci vedremo più.
Quando avrò finito con mio padre (per come sta andando) sarò pronto per l'ospizio io.

giovedì 11 novembre 2010

La spirale della vita (ospedale - casa di riposo)

Capita si vada in ospedale, normalmente si viene a casa. Ad un certo punto della vita però il medico non consiglia solo la dimissione a casa ma ci aggiunge riposo. Beh è normale, sei stato in ospedale, vai a casa e non ti metti certo a fare il galletto in balera, ti riposi e fai convalescenza. Non avevo capito bene, il medico intendeva "casa di riposo", almeno per fare un po' di riabilitazione, poi si sarebbe valutata l'evoluzione.
Sentirne parlare la prima volta genera un effetto campanellino in testa. Anzi, più che campanello fa tanto sirena dei pompieri. Il momento che uno si aspettava ma non si aspettava, è arrivato. Dunque, ricapitoliamo, bisogna che me ne renda conto. Mio padre sta mediamente bene, festeggiamo il compleanno, fa il vaccino come tutti i suoi amici, mi telefona da lì a due giorni che la vede grama. Non realizzo, penso ad una banale infezione delle vie urinarie. Vado non vado? Vabbè vado, mio padre si lamenta raramente, chiedo a mia madre "massì mannò ..." passo in farmacia, prendo dei sali per rimineralizzarlo e del Bactrim forte (inutile che stia a perder tempo col medico o le analisi delle urine). Quasi tre ore di macchina e lo vedo. E' già sera, lo carico in macchina così com'è, siamo al pronto soccorso. So che ha minimo una polmonite, spero facciano solo in fretta a decidere in che reparto ricoverarlo. Non riesco a contare nemmeno i battiti tanto vanno forte saranno almeno 180 anzi di più. Fanno gli esami del sangue, glicemia 460. Non so se preoccuparmi o rassicurarmi. Tutto sommato il corpo sta reagendo chiamando zuccheri da ogni parte per far fronte al casino. Non deve certo dirmelo il medico che la situazione è critica ma è meglio che me lo dica lui, non sono pronto a credermi.
Passano i giorni, non ce la fa, ce la fa, non ce la fa ... ma quanti petali ha questa margherita? E' sfebbrato, la Tachipirina fa miracoli e copre tante cose. Domani forse va in riabilitazione. Dove lo mandiamo? Ospedale? E' pieno di influenzati potrebbe essere peggio. Ma certo, lo mandiamo in una riabilitazione geriatrica. Ce n'ha una ogni ospizio. Decentriamo. Lo traslocano un giorno di neve da paura. Barella in mezzo alla neve e via.
La differenza tra una riabilitazione in ospedale (il peggior ospedale) e quella di un ospizio (il miglior ospizio) è paragonabile alla differenza che c'è tra avere la macchina dal meccanico in riparazione e averla al deposito comunale per divieto di sosta in attesa di rottamazione.
L'ospizio è fatto di medici geriatri che hanno tempi lunghi, abituati a farmaci da vecchiaia e non certo da officina di riparazione, il mix di farmaci generalmente è già ben collaudato, si può limare qualcosa non certo imbarcarsi in stravolgimenti dei dosaggi e delle misture ... mi dicono che ricevono solo il Giovedì su appuntamento. La missione, mi pare di capire, non è guarire ma  mantenere stabile una situazione.
La riabilitazione di un ospedale fa ancora parte di una struttura che cura per guarire.
Bisogna tenerne conto nelle scelte.
Lì mio padre prende il clostridium difficile (tanto difficile che è quasi più facile salvarsi da una polmonite che da quel bacillo). Lo so che faccio casini ma uno dei medici che ricevono solo il giovedì dopo qualche mese andrà a fare un corso specifico su come trattare i pazienti infettivi. Ho litigato con il direttore sanitario ... sarà per quello? Bahhh tanto io litigo con tutti! Non sono un medico, non sono un infermiere, non sono nemmeno un volontario della crocerossa e non ho mai fatto nemmeno il massaggiatore nella squadretta di calcio dei ragazzi del paese. Non ne capisco nulla, fin dei conti faccio solo associazioni di idee non certo diagnosi.
La differenza che percepisco tra un ospedale e un ospizio è che in ospedale, questo problema, fa parte delle malattie infettive mentre in ospizio è una diarrea tipica degli ospedali. Il grado di allerta è diverso, inutile che me la vengano a menare. 
Bisogna tenerne conto nelle scelte.

mercoledì 10 novembre 2010

Un giorno l'equilibrio è stabile poi occorrono ausili

Mio padre era un artigliere, ma sarebbe potuto essere un fante, anzi era un fante con l'armeria da artigliere (più pesante). Quante volte mi ha battuto in biciletta! Potrebbe essere stato anche un bersagliere per quello.
Lui con la bici da donna e io con quella da uomo (bambino). A quei tempi mancavano anche le biciclette e rubavano galline. Noi non ne tenevamo perchè ladri e faine sconsigliavano l'investimento. Mio padre ha camminato tanto durante la guerra, talmente tanto che è arrivato a casa con un anno di ritardo. Sempre a piedi quell'uomo. Cocciuto come una testuggine. La fretta nella sua vita, che non lo ha mai abbandonato, deve essergli venuta da quell'anno perso. I suoi sono morti tutti è il più longevo, ha battuto tutti i record e due anni fa mi avevano detto che era ora di mettersi il cuore in pace. A dir il vero, me lo aveva già detto una suora più di 30 anni prima. Credo abbia la tomba in scadenza, la suora intendo, morta un sacco di anni fa.
Mio padre è una marionetta, cade, poi dei fili quasi visibili (a ben guardare) lo ritirano in piedi. Dal Novembre di due anni fa oggi cade l'anniversario (circa) della sua morte. Cioè non proprio, oggi, è quando ormai mi avevano detto che non c'era più nulla da fare e non ce l'avrebbe fatta. Il reumatologo  che lo visitò, qualche mese prima del dramma, mi fece capire che l'età, ad una certa età, gioca le sue briscole. Era bravo, morto anche lui per infarto, 57 anni di ritratto della salute. Loro non conoscevano bene il mio vecchio e nemmeno me forse. Un vaccino anti influenzale e subito dopo la polmonite, non erano sufficienti per stecchirlo. In primavera del 2009 in ospedale ci chiamavano "i carabinieri", sempre al passo sempre a tempo, (op-pì op-pì op-pì passo pum ...) lui davanti io dietro.
Il problema è quell'attimo che tu non ci sei. Da solo un vecchio non sempre ce la fa. Ho incontrato il mondo degli ausili. C'è un mondo che pullula di cuscini, stampelle, materassi, gru, girelli, sedie, a rotelle e senza, letti reclinabili con e senza sbarre (sicuri e insicuri come i passaggi a livello). Tutti i prezzi sono buoni e incomprensibili. Si vende a colpo sicuro, quel che serve serve. Come andare a comprare la cassa da morto, mica puoi aspettare il tre per due o il sottocosto del noce nazionale.
I pericoli più grandi vengono dalle cadute, bisogna dimenticarsi di tutto, a partire dalle pantofole. Ci vogliono scarpe comode ma lisce sotto, perchè, carabinieri o meno, i vecchi un po' strisciano sempre i piedi e inciampano facilmente. Delle volte mio padre va in giardino, quando escono le lucertole, cammina un po' poi torna in casa a riprendere fiato. Certo, di tornarsene in camera sua non se ne parla. Vivere da vecchi su due piani è un dramma, adesso è tutto a pian terreno. Delle volte mia madre vorrebbe tornare a dare un'ultima occhiata alla sua camera da letto ma quella è tagliata in due tra "anche e femori" non si è fatta mancare nulla. Camminare cammina, ma gradini niente, sono già troppi uno e devo risolvere anche quel problema.

martedì 9 novembre 2010

badante! ... in inglese si scrive caregiver

ci sono un sacco di definizioni e tanta confusione e chi ne patisce prima di tutti è il nostro vecchio.
Quello che intendiamo noi per badante è la vecchia serva padronale. Lo so che adesso avrò tutte le badani a darmi addosso (tutte si fa per dire, però sono quasi sicuro che una mi legge, anche se saltuariamente), ma possiamo cercare di essere realisti. Lo so, lo so, loro (le badanti) sono assistenti famigliari, come le assistenti alla poltrona del dentista ... appunto, ma il dentista è un'altra cosa. Siamo un popolo di operosi (scioperi di Natale e Ferragosto a parte) e forse anche di operai, anzi di terzisti, forse emancipati impiegati ma non siamo sempre nobili.
Il nobile sa cos'è una serva, fondamentalmente (con aristocratico distacco) una che serve a fare il suo lavoro. Io sono parte di quei noi, che hanno avuto colleghi, magari subalterni, ma mai dipendenti. Un dipendente poi lavora con una macchina o con qualche cosa d'altro, può affezionarsi al marchio o meno, ma è sempre (anche se una risorsa umana da valorizzare ... come si legge nei depliants) un codice a barre più o meno determinante in un'azienda.
Con il proprio vecchio di mezzo, occorre prima il caregiver e poi la badante, il codice a barre è insufficiente.
Sono nato caregiver. Secondo me certi nascono così, autoprogrammati con un virus che li taglieggia di morale già da piccoli. Sono, siamo nati per autoimmolarci, credo sia una malattia, ne sono convinto e la cosa peggiora quando si è figli unici.
La badante, non è quella straniera (forse un po' aggressiva, certe volte disorientata che si vede subito non essere di qui) che viene a prendersi carico del nostro vecchio. No quella è illusione. La badante può solo essere un aiuto. Il/la caregiver è ben altra cosa.
In una scala di necessità per un vecchio metterei:
1) il vicino di casa (rompe, non si fa gli affari suoi ma da l'impressione di vigilare, è solo curiosità ma da un mite senso di sicurezza, sempre meglio che essere soli su un'isola deserta).
2) il telefono (senza comunicazione non c'è vita).
3) un animale (certe volte un vecchio non vuole nemmeno quello figurarsi una badante)
(un animale una pianta da accudire fanno sentire il vecchio utile).
Dietro a poco a poco deve materializzarsi la figura del caregiver.
Il caregiver è un predestinato. Senza che nemmeno lui se ne accorga, tutti fanno poco a poco riferimento a lui per tutto. Certe volte si immedesima talmente nella parte che sente le necessità, i dolori e le parole da dire prima del suo vecchio.
Tutto diventa automatico. Non c'è bisogno di parole, bastano impercettibili gesti. E tutto talmente ripetibile che diventa stressante, impossibile. Serve la badante, un aiuto alla poltrona ... appunto, ma il dentista lo deve fare uno della famiglia.

sabato 6 novembre 2010

ospizio, casa di riposo, RSA

Ospizio: deriva da ospite, non c'è dubbio, è un posto dove per cortesia (o per pietà) si ospita un forestiero, uno che viene da fuori. Come nome mi sembra abbastanza azzeccato in tutto, compreso quel significato di "venire da fuori".
Casa di riposo: non c'è tanto da dire, è un pò diverso, tipo dire badante e assistente familiare (i tempi si evolvono). Da più il senso di pace, ma anche di dormitorio in preparazione al sonno eterno ... o forse l'intenzione era di far percepire il giusto riposo dopo una giornata (o una vita) di lavoro. La nostra società forse abbina lavoro a capacità produttiva e di spesa. Senza nessuna di queste due cose, la vita non ha significato, non serve a nessuno, non serve al gruppo, quindi va convogliata e relegata in strutture protette, perchè questa abitudine di attesa, non prenda piede fra gli attivi. La casa è di riposo e chi non riposa, è inutile nascondercelo ma, è solitamente un pò sedato.
RSA, un acronimo forse come OSS, ASA, FIAT, INPS, IRPEF, FIOM, BIM, BUM, BAM, AMEN. sa di fine e un po' di latino forse ... il succo è sempre comunque della stessa arancia. RSA ... Residenza sanitaria assistita ... come nome mi piaceva di più ospizio. Non so perchè ma questa sigla, mi ricorda dei film di fantascienza, dove i morti venivano assistiti a morire in modo igenico, poi venivano condizionati ed espulsi dall'astronave in capsule mortuarie per non essere d'impaccio sull'astronave madre.
Comunque lo si voglia chiamare è un posto per malati terminali della peggior malattia esistente, l'unica che non da scampo, mai, la vecchiaia.
Chi entra lì sa di non uscire e di non aver più scampo. Non so se potrò scegliere o arriverò a scegliere fra una badante magari anche ladra e una struttura del genere, ma io mi lascerò morire di fame. Chi ti porta li è perchè a casa non può più reggerti, non necessariamente per cattiva volontà, ma perchè e giusto che ognuno viva il proprio tempo e non presti troppo il suo tempo agli altri che mai potranno renderglielo. Seguire un bambino è seguire un sogno, una speranza. Seguire un vecchio è senza promettenti aspettative. Lo si sa tutti, anche se non ce lo si dice, è una battaglia persa in partenza, un massacro delle cellule giorno dopo giorno. Certi anziani, lì dentro, spesso vogliono farla finita, altri passano giornate ad interrogarsi e a guardare un muro, distratti qua e la da preghiere o attività ricreative. I parenti non vogliono più noie se non in giorni concordati e comunque almeno a Domeniche alterne come per le targhe. Ci si prepara tutti al trapasso, giusto per l'ultimo saluto, ogni volta è quella buona per essere l'ultima. Il personale è bravo e con spirito di sacrificio, ma sa che tanto non c'è più nulla da fare e non ci saranno mai troppi reclami se proprio le cose non funzioneranno sempre a dovere. Cosa può pretendere un parente? Se ne lava le mani tutta la settimana e poi, la Domenica pomeriggio, arriva lì a fare il galletto perchè il pannolone è pieno? Ma se ne stia a casa sua, mugugnano gli aiuto infermieri che li ci lavorano a turni, da sempre. I medici (se ci sono) sono geriatri, medici specializzati in malattie della vecchiaia. Sanno spiegarti tutto di tutto, ma anche che la vecchiaia non può chiedere ancora molto alla vita. Li non si cura, non c'è chiasso o clamore, si accompagna le persone in un posto dove non ci sono più dolori e malattie.
Capita delle volte di sentire un urlo secco, non corre nessuno, si sa, è l'estremo saluto di chi se ne va a quelli che restano ancora per un po'. Ho visto gente morire davanti alla "guardiola" degli infermieri. Quando qualcuno muore finisce alla lunga per essere diventato anche un rompiballe. Finalmente se n'è andato, arrivano i ringraziamenti, magari dei cioccolatini, in fondo era un buon uomo, in due o tre giorni i cattivi ricordi svaniscono e poi non ci si pensa più per sempre, bisogna preparare il letto a quello nuovo che arriva. Morti sotto un coperchio di lamiera zincata ancora caldi, anzi sempre più freddi, troppi, troppi ne ho visti. Il freddo della morte si prende un pezzo di corpo alla volta, quando un vecchio muore, non è mai caldo, nemmeno dopo i primi minuti.
E' un posto dove gli amici del tavolo dove mangi, spariscono in fretta, sembra la stazione ferroviaria, partono arrivano, partono, nemmeno te ne fai un gran problema, perchè li è normale che sia così. Una autostrada verso l'aldilà.
Nessuno dirà mai che non sono state prestate cure sufficienti. Non conviene ai medici per il buon nome della struttura. Non conviene al vecchio, per non dire a se stesso di essere stato dimenticato troppo in fretta. Non conviene ai parenti, che devono poter dire di aver fatto tutto fino all'ultimo. Tutti ormai hanno ceduto e aspettano solo ceda il vecchio, prima succede e meglio è per tutti. Per i parenti, che finalmente smetteranno di andare avanti e indietro. Per l'anziano, che finalmente se ne fregherà di avere il pannolone pieno. Per gli infermieri, che se avranno un buon turnover di personalità diverse, si affaticheranno meno. Per i medici, che hanno gli ospedali che li assillano in continuazione proponendo loro continui rincalzi. Chi ha sempre posti disponibili è ritenuto da sempre affidabile ed efficiente. Poi un bel ringraziamento per la pazienza e le cure prestate in un bel necrologio e tutti si mettono il cuore in pace, parenti e maestranze comprese ... e chi più del vecchio?