giovedì 2 agosto 2012

L'anziano non vuole morire

Nessuno vuole morire, a meno di insostenibile grande sofferenza o grande depressione. Nessuno vuole entrare in quel buco per l'eternità. Nessuno vuole spegnere per sempre la propria vita.
E' comprensibile decidere di non volere più la propria vita, a fronte di un grande dolore fisico o una grande sofferenza d'animo. Non volere più la vita, non è una espressa volontà di morire, anche se il ritornello che ripete l'anziano, all'infinito, è sempre quello: "voglio morire". Non volere la propria vita è volere qualcosa di diverso, una speranza, una diversa condizione. Sono pochissimi, rari, quelli che chiamano la morte anche in presenza di un grande dolore fisico. Ho girato molti ospedali e viste tante persone sofferenti allontanare disperatamente il prete che porta l'estrema unzione, non tanto per un fatto religioso, ma per il segnale che tutto il mondo, si è arreso alla fine del mondo, di quella persona. Si può non voler vivere, anche perchè attorno non si intravede altra speranza al vivere quotidiano. La depressione è la grande nemica degli anziani e della decadenza fisica del corpo, quando l'autosufficienza e le prospettive future vengono meno. Ho visto tanti vecchi sani desiderare di morire e lasciarsi andare. Basta non alimentarsi e si muore. Me lo ha spiegato più volte mio padre. Una volta, mio padre, decise di non mangiare più e implorò i medici di aiutarlo a morire, lo fece per un giorno e mezzo. I medici si astennero dalle cure pur decidendo di tenerlo 24 ore in osservazione. Ci passai quel tempo insieme ... 36 ore a parlare e a cercare di ascoltare. Serve molto più ascoltare e guardare, che il proprio parlare, delle volte serve solo ricordare il passato ... è quasi sempre lì la soluzione. Ci si scopre impotenti. I medici alzano le braccia e si arrendono subito, rispettando le volontà del paziente prima di tutto. Si comprende di essere inermi, soli, e di colpo senza speranze, senza medicine, senza alleati. Il caregiver, colui che più di tutti ha seguito, e cercato di essere punto di riferimento per tutti e per l'anziano, comprende di non farcela, di fallire. Il caregiver è anche un allenatore, prima di tutto di se stesso e poi dell'anziano. Credo ci si debba allenare e si debba allenare a vivere. Spesso tutto tracolla per distrazione. Occorre capire quale argomento può far presa nella testa dell'anziano, che chiede solo attenzione. L'anziano non ha più tempo per gli altri e reclama attenzione solo per se stesso. E' uno che sta annegando, e annaspa cercando di tirar sotto, il suo proprio salvatore, come gesto estremo per salvarsi. Chiede di essere ancora parte del tessuto famigliare, dal quale pensa di essere stato escluso. Se nessuno lo vuole, che gli altri lo abbiano almeno sulla coscienza, e scatta la punizione inespressa ma palese del "muoio per colpa vostra".
Quando mio padre decise di ritornare a mangiare, non ci credette nessuno. Non so esattamente quale pensiero nella sua testa sia stato utile a farlo tornare alla vita, e non so nemmeno chi lo abbia aiutato a vivere dei tre o quattro che chiamai per convincerlo a tornare a mangiare. Tutti si attribuirono il merito del convincimento, compreso il prete, che e chiamai per dargli l'estrema unzione, più per fargli paura, che per convincimento reale gli fosse utile a qualcosa. Il prete si rifiutò di dargli l'estremo sacramento, e si limitò a confessarlo. Mio padre concordò con me la resa, ma non saprò mai chi abbia vinto la sua volontà di non vivere. Quello che so è che ne uscii prostrato e dormii per alcuni giorni quando tornando a casa lo vidi ricominciare a mangiare. Mi sembrava di aver attraversato il deserto. Ero distrutto psicologicamente, e fisicamente. Vuoto dentro di tutto. Oggi mio padre pesa 5 chili più di allora (due anni fa) ed è leggermente sovrappeso e so che questo non è bene, devo limitargli gli alimenti gradualmente ... ma la fatica e la paura di quell'esperienza, è stata tale, che mi torna difficile riuscire a farlo con perseveranza.

5 commenti:

  1. non è sempre facile trovare una ragione per vivere, non è sempre facile trasferire queste ragioni agli altri. A mia mamma davamo ultimamente solo gelati perchè non voleva altro e le medicine gli bruciavano anche l'anima.

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  2. se uno non ce la fa a vivere per dolori fisici o depressione è difficile riportarlo alla voglia di vivere, però è capitato anche a me di vedere in persone trovate nella riabilitazione che frequentava mio padre anziani che solo pensavano di essere stati mollati dai figli che si mettevano a fare i "capricci" come i bambini per ricevere solo più attenzioni, a me succede con mia madre un po' gelosa delle attenzioni che ho per mio padre (più bisognoso).

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  3. conosco solo persone che hanno paura di morire altro che voglia di morire.

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  4. avere più persone che seguono un anziano lo fa sentire a casa sua più importante e all'ospizio solo un numero

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