lunedì 28 maggio 2012

La moneta del vecchio

(Domenica, ore 23,50)
Sono stanco.
Pannoloni, cucina, scopa, lucidatrice, piatti, doccia, dentiera, lavatrice ecc. L'immagine la metto domani.
Ho persino messo questo scritto nel posto sbagliato...

(Lunedì, ore 8,10)
Sono in attesa, mia madre questa mattina non vuole alzarsi e la filiera si interrompe. Ieri sera doccia e la doccia l'affatica oltremisura ... anche se gliela faccio io.


(Domenica, ore 23,50 ... torno a ieri notte)
... sono passato attraverso tante vicissitudini. Coma, "avverta la moglie (mia madre) perchè in ospedale si può anche morire, la situazione è grave". Farmaci sbagliati, terapie mal fatte. L'infermiere non fa quello che il medico prescrive e il medico rincara le dosi basandosi sui risultati "insufficienti". Il paziente passa di mano, controlli non fatti, tutti tirano a campare, sono venute meno le motivazioni. Non si bada troppo ad un giovane figuriamoci per un anziano, al peggio non c'è mai fondo. Parecchia ambulanza per medicinali errati. Conosco la decisione di non voler più mangiare, di voler morire. La fatica di ogni giorno per controvertire queste decisioni, se cede una volta gli altri sono tutti falsi allarmi. Serve? Delle volte credo sia anche questo accanimento terapeutico. C'e stata voglia (mia e sua) di sparire da un trasferimento all'altro, da un ospedale a una riabilitazione, o all'ennesimo altro esame. Ho visto tanti morire, erano suoi vicini di letto, con certi si era fatta conoscenza, poi un po' alla volta scremano tutti. I parenti e amici che lo venivano a trovare e lo pensavano pronto per l'aldilà, non era ancora pronto.
Mio padre con me non ride mai. Io so farlo ridere, ma ha un carattere così cocciuto che piuttosto di ridere con me, prima si copre la faccia, poi si condiziona al punto da riuscire a piangere.
Guarda qualche sport, spesso solo la lucina in basso del televisore (guarda se balla, quando il decoder fa l'aggiornamento) oggi ha anche usato il telecomando (di solito quello è competenza esclusiva di mia madre). Faceva zapping tra la Formula Uno a Montecarlo e il giro con arrivo a Milano (mi pare). Quando gli ho chiesto chi fosse arrivato non me lo ha saputo dire, il giochino doveva essere quello di cambiare immagine. Oggi era in buona e ragionevole ... sono queste le cose che fregano ... domani sarà di nuovo via, è bene non illudersi mai. Ho imparato a seguire mio padre come un lavoro, credo sia il migliore dei modi, non ci si illude quando è fra noi non ci si incazza quando è via.
Oggi è anche uscito da solo in cortile, voleva rastrellare l'orto ... mentalmente. Va a giorni. Solitamente ... sempre, bisogna accompagnarlo dappertutto, e ci sono anche le settimane da carrozzina. Oggi era pieno di vigore (pieno si fa per dire), dieci passi fuori ed era già stanchissimo. Seguire mio padre è faticoso e la moneta che usa per pagarmi è la sua risata. Ride sulla pubblicità di Wind (Aldo, Giovanni e Giacomo ... mi abbonerei a Wind anche solo per questo), si inventa delle storie ancor più comiche di quello che sono in realtà. Il suo canale "preferito" (glielo faccio preferire io) e Rai Movie, guarda solo film, comici è meglio. Di Monti e dell'Italia non gliene frega nulla (del resto a Monti non frega nulla di lui) e nemmeno del telegiornale eppure si è fatto 6 anni di guerra via da casa.
Mi ripaga di tutto quando lo sento ridere, magari commenta con me, per qualcosa in Tivù.
Fa tenerezza sentirlo ridere, anche se mai con me. Allora mi dico che la vita è fatta di risate e ancora una non riempie mai abbastanza la vita. Lo so, domani sarò tutto un altro giorno, me ne sono fatto una ragione, è un bene per me è bene per lui. Meglio non darsi troppe aspettative.

(Lunedì, ore 11,30 ... abbiamo finito colazione)
Il Lasix di ieri ha fatto più effetto del solito, con la minestra di ieri sera (zucchine e cipolle fa allagamenti in continuazione, due litri nella notte nella sacca). Delle volte credo che zucchine e cipolle facciano molto più del più potente dei diuretici.
Lo so che questo scritto è più pasticciato del solito ma la mia vita è pasticciata e poi questo non è esercizio di scrittura, non ne sarei capace. Lancio un sasso per farmi sapere come un sasso va sull'acqua, delle volte rimbalza e schizza via prima di affondare, altre volte è subito tonfo. Me lo scrivo per ricordarmelo nei momenti più bui ... per ricordarmi dov'è l'interruttore della luce.
La settimana scorsa ho incontrato una figlia di cugini. Mi chiedeva "Quanti ne hai a letto?". Quando uno ti fa una domanda del genere, vuol dire che non ha mai seguito un anziano. Me lo hanno detto anche in riabilitazione, ho provato con mano. Il momento peggiore è la fase che precede l'allettamento. L'anziano cerca di vivere e fugge dal letto ... appunto, fugge e non lo si trova mai dove si vorrebbe. Bisogna essere davanti e dietro l'anziano costantemente.
Il padre della lontana cugina è morto in una riabilitazione, ematoma occipite di natura non determinata ... gli è caduto al suolo, presumibilmente dal letto.
Quanti ne ho visti in terra ... te ne accorgi dal botto, dopo ... e di solito è troppo tardi.

mercoledì 23 maggio 2012

L'anziano è semplice

Spesso sento dire che i vecchi sono complicati. Lo sento dire dai figli, dai medici, qualche volta anche dai preti.
Con mio padre ma anche con mia madre, certi giorni m'incazzo certi altri demordo. Sento persone che non vogliono sentir parlare di anziani come bambini. Sento persone che guardano i propri genitori come rincitrulliti e parlano delle loro malattie anche gravi in loro presenza "tanto non capisce". Io non sono certo meglio, vivo questa situazione e mi adeguo in modo umano (inteso come natura umana guida a sopravvivere).
Un po' di confusioni i miei la fanno, certi giorni anche parecchia.
Per un figlio è sempre abbastanza difficile ammettere che il proprio genitore è un po' fuori di testa. E' difficile ammettere di non riuscire più a fare ragionamenti umani. Più avanti si va e più i fronzoli cadono e resta l'animale con le sue priorita primitive, mangiare, dormire, evaquare. La decadenza cognitiva senile è un modo complicato per dire che con la vecchiaia il nostro comune bagaglio di stranezze si appesantisce un po'. Non c'è bisogno di avere l'Alzheimer. Le ischemie, i pensieri negativi, gli ormoni che se ne vanno per conto loro, la depressione che talvolta si affaccia nella vita credo di quasi tutti, falcidiano anche le menti più sobrie.
Ricordo ... lavoravo a Brescia e spesso mi trovavo a casa del mio datore di lavoro.
La moglie aveva la madre inferma, in un lettone matrimoniale, in una stanza enorme. Questa vecchina era minuta e in quello stanzone sembrava ancora più minuta, persa in mezzo a un oceano di coperte. "Non capisce" mi diceva quella signora e commentava con allegria la pazzia della madre e lei (la vecchina) mi sorrideva e salutava con la manina come i bambini dai pullman che li portano in colonia, al mare.
I vecchi sono concreti anche quando sono pazzi. Badano a se stessi al loro mezzo metro d'intorno. Non esistono altri oltre loro (andrebbero in confusione solo a tenerne conto, e sono anche onnipotenti (nel pensiero). Pretendono di raccogliere i frutti di una vita, perchè presto sarà inverno e quel che non si è preso dalle piante resterà li a marcire per gli altri.
Mio padre alterna momenti (mezze giornate) di silenzio a momenti (mezze giornate) di infiniti monologhi.
Ha un suo modo di ragionare, senza fronzoli, senza rispetto per il resto. E' una vita primordiale di necessità e se gli gira non vuole nemmeno sentir parlare di acqua. Delle volte gli dico "Ho ordinato 10 chili di acqua secca, domani arriva col corriere" ... il giorno dopo mi la chiede se è già arrivata.
Vanno in confusione i discorsi, talco, acqua, crema idratante, pastiglie, minestra, sapone in polvere.
"Ci sono già le angurie alla Conad" ma sono solo gli "auguri" dei primi 50 anni di attività... credo senta l'estate che arriva.
Inutile cercare di farlo ragionare, "bisugna anda adree al vèrs dèl lègn ... disiva èl marengon" (occorre seguire la direzione delle fibre del legno se non si vuole rompere pialla e mobile ... così diceva il falegname). Pensare che la direzione la stabilisca io è come andare controvento si fa prima a fare che a discutere. Se gli presento due opzioni lo mando in crisi meglio brodo  e cucchiaio piuttosto che altro con cucchiaio forchetta e coltello.
Un vecchio gode dei giorni che vive ma in ogni istante sta in compagnia della morte e spende tutto il suo tempo a trattare nel migliore dei modi la sua resa il più lontano possibile. "Voglio morire ... speriamo di passare bene anche oggi" il commento finale recupera sempre sulla depressione.
Gli anziani credono a tutto o quasi (come i bambini alle favole) anche se restano sospettosi quando si cerca di convincerli a fare qualcosa. Hai miei ho raccontato che mio cugino (ingegnere in pensione) adesso lavora nella fabbrica del cioccolato e i cioccolatini che gli do la domenica (uno a mezzogiorno e basta per via del quasi diabete) me li regala lui perchè li fa lui. Ho detto loro che fa il turno di notte perchè i giovani non lo vogliono fare. Ho detto loro che una delle prime volte nei boeri si è dimenticato di mettere la ciliegia e se ne sono accorti dopo averne fatti 500, dopo qualche giorno si era dimenticato di mettere il liquore e si sentiva la ciliegia ballare dentro ... adesso ne ha mandati fuori due scatoloni con dentro l'incarto vinci 5 boeri e la ditta sta fallendo. Mia madre si è messa a pregare sua sorella morta perchè lo aiuti a tenersi sveglio e a non perdere il lavoro. Delle volte riesco persino a perdermi e a ridere.

mercoledì 16 maggio 2012

Assistere il proprio genitore

Essere padre del proprio padre non è la cosa più semplice di questo mondo.
Lo faccio da 4 anni e sento la mia vita sfuggirmi di mano. C'è sicuramente tanta letteratura sull'argomento, che poi è anche essenza e ricerca del senso della vita.
Ci sono quelli che ci studiano e portano casi e percentuali ecc. Questo dovrebbe essere il tempo della riconciliazione. Ma quale riconciliazione? Con mio padre ho sempre avuto un rapporto abbastanza buono, buono perchè non ci siamo mai frequentati troppo. Lui non c'è stato molto quando ero piccolo (per lavoro) e c'è stato poco quando ero più grande (per soldi, ce n'erano veramente pochi). Poi me ne sono andato di casa, prima una città, poi un'altra, e un'altra ancora e via di seguito. Ogni 4 o 5 anni cambiavo sede di lavoro, qualche volta lavoro e spesso anche residenza. Quando tornavo a casa, erano tutti contenti di vedermi ... per un po', solo per un po', poi si metteva in chiaro che quella era casa loro e io ne avevo una mia, da frequentare il più possibile. Fino a 87 anni, mio padre si è gestito a modo suo la vita. Arrivavo il Sabato pomeriggio con i rifornimenti e me ne andavo la Domenica pomeriggio. Era inutile mettermi nei loro problemi. Loro volevano risolverli a modo, magari disordinato, ma intimamente loro.
Oggi i miei si nutrono della mia vita, quella è diventata anche casa mia, me lo dicono i miei genitori. In cambio di questa concessione loro intingono la cannuccia dentro la mia pelle e aspirano linfa vitale. Sono una loro protesi.
Quando iniziai questo blog, sapevo ancora ridere, oggi mi è più difficile.
Un anziano in casa sua si difende ma fuori è perso. Funziona così in ospedale, nelle riabilitazioni, negli ospizi.. La struttura può essere modernissima, attrezzatissima, efficientissima, ma poi la fanno funzionare operai sanitari e dirigenti non sempre attenti.
Non si può vivere per sempre ma nemmeno morire a tutti i costi molto prima.
L'anziano garantisce un posto di lavoro a tanti ma è un prodotto (seppur ben remunerante) abbastanza fastidioso da trattare.
La fauna che ruota attorno a questo momento particolare della vita dei clienti (i malati terminali di vecchiaia), è variegata, talvolta impreparata ma certamente infinitamente svogliata.
M'incazzo con mio padre e anche con mia madre, non so chi dei due sia peggio. Mi uccidono a gesti e a parole. E' dura, dopo 4 anni posso dire che è dura e spesso lo sento anch'io come un lavoro. Poi ci penso un po' e mi rendo conto che mio padre fatica a pensare a se stesso figuriamoci pensare ad altri o a me e al mio in certi momenti essere sull'orlo del non farcela e di stare male fisicamente prima ancora che nella testa.
Non so se sopravviverò a mio padre o se sarà lui a seppellire me. Fisicamente ho più energia ma i miei mi ha nno tolto tante cose, per certi versi in alcune parti sono più usurato di loro, lo dicono gli esami clinico strumentali. Le macchine non si lasciano influenzare dall'apparenza.
Quando c'è da scegliere se prendersi carico dei genitori o metterli in ospizio, non si può fare un calcolo basato sul denaro, si tratta solo di decidere se continuare a tentare di vivere la propria vita o vivere quella dei propri genitori.
Abbandonarli non è umano. Abbandonare se stessi nelle loro mani credo sia eticamente irrispettoso nei confronti di se stessi e della propria vita. Avrei preferito una vita da orfano, uno se la passa male per i primi 20 anni e tutto il resto è suo. Potrei finire in ospizio io alla morte di mio padre. Credo che una generazione viva la sua vita e quella successiva sia al servizio di quella che l'ha preceduta.

P.S.
Non si può fare tutto il lavoro da soli ci vuole qualcuno che dia pur il cambio. Se si è soli, per vari motivi, si ha la necessità di un'aiuto, una badante per esempio. Resta pur il fatto che dal medico, al supermercato, negli uffici, per i documenti, le tasse, qualcuno ci deve pur andare mentre l'altro è a casa. La badante a 54 ore (quella che lavora da mio padre) si fa quasi sempre 3 giorni più due mezze giornate di lavoro e il resto ...
Tolte le ferie, i santi, le feste, qualche giorno di permesso restano pur sempre 180 da fare in compagnia (24 su 24) del proprio genitore. Sono i giorni di festa, quelli che il resto del mondo passa in ferie. Se si è duri con la badante si possono anche ridurre a poco più di 120 ma quelli non se li farà mai nessun altro.

domenica 11 marzo 2012

Ansie e rimorsi post mortem


Credo che prima o poi mi ribellerò a quelli che mi parlano del rimorso di non essere stati vicini ai genitori in vita, anzi nell'ultimo tratto di questo percorso.
Me lo ha detto un prete "non salverai te stesso non salverai loro".
Me lo ha detto un medico "è come cercare di imbrigliare la morte, è come pretendere di fermare il mare con una rete per tonni, è tutto inutile e non serve a nessuno"-
Me lo dico anch'io "sto buttando una fetta della mia vita regalandola ai miei. La cosa tragica è che non sto buttando un pezzo qualsiasi di vita, ma sto anticipando la mia fine.
La vecchiaia non fa rima con demenza, ma purtroppo non può farne senza (e questo fa rima eccome), e lungo questo percorso bisogna tenerne conto e metterlo ben in preventivo.
Non si può portare un genitore all'ospizio e poi averne il rimorso. Ennò, troppo comodo dirlo dopo. Non so però nemmeno quanto sia rispettoso nei propri confronti immolarsi per un genitore.
Un prete mi ha detto "Solo chi non ha accudito i propri genitori da vecchio sarà irritante ed esigente verso i propri figli". La morte è un evento ineluttabile e prima di cedere le armi, un vecchio si aggrapperà a chi gli capita a tiro, come si aggrapperebbe chi stà annegando al suo salvatore. Non ci sono sentimenti, non c'è amore, ma solo spirito di sopravvivenza a costo di trascinare tutti all'inferno. Non mancheranno le ingiurie e ci si rinfaccerà tutto, compreso il furto della vita barattato per l'eventuale eredità.
Mandare un vecchio all'ospizio è come condannarlo, tenerselo in casa sarà come condannare noi stessi e non è detto muoia prima il nostro vecchio... come è successo a un mio amico poche case più in la. Lui è freddo dall'autunno scorso e la mamma è li, che lo piange in carrozzina, con una calda coperta di lana addosso.
Comunque vada, il rimorso di non aver fatto abbastanza e in buona coscienza, resterà in qualsiasi caso.
Io un rimorso ce l'ho già, quello di non aver avuto il coraggio di dire a due fratelli, contenti dell'ospizio dove avevano parcheggiato il padre, che la sera veniva legato nel letto con le sbarre a regime. I letti li fa l'industria e le camice di forza anche, non si tratta di trattamenti violenti. Funziona così per tutti quelli che disturbano e sono intolleranti alle camomille e ai sedativi. Io ero li a curare il mio che allora stava peggio, loro potevano venire solo la domenica. Il loro se ne è andato tre anni fa. La morte è maledetta, si prende i più facili e gli indifesi.

giovedì 2 febbraio 2012

La lunga strada verso l'invalidità ... e l'accompagnamento.

Quando una persona non è più autonoma può essere un pericolo per se e per gli altri. Quando una persona non sa più gestire i momenti della propria vita ... allora è un guaio, se è un vecchio è una condanna e spesso anche una colpa. Occorre una persona sempre presente, naturalmente paziente (conviene arrendersi il prima possibile per volersi bene .. intendo voler bene a se stessi). Occorre una presenza fissa e di riferimento che accompagni "l'assistito" in questo ultimo segmento di vita. Una persona in più, della famiglia o estranea/esterna, costa tempo e anche denaro. Anche una persona della famiglia costa. Si tratta di dimenticare la propria vita (o almeno una parte di essa) per dedicarla ad un altro che sarà sempre più presente, con le sue necessità, nella vita di quello che gli inglesi chiamano "caregiver". Ho provato tutti i sentimenti in questi ultimi anni: odio, amore, compassione, dovere, dipendente, volontario, disprezzo per la mia stessa vita, ricerca di un significato di tutto ciò. Sono arrivato a perdere più o meno 20 chili, poi in parte recuperati, mi sono ammalato, sono andato in carenza di tutto, ma non ho mai mollato, sempre presente. La cosa che mi è mancata di più è stata la non coscienza di mio padre di quello che mi stava chiedendo ... la mia vita in cambio della sua. In giro per ospedali si impara molto della vita. I vecchi o quelli che stanno per annegare, fanno così e non badano a ingiurie pur di salvarsi.
La società, delle volte, riconosce a chi si sacrifica un piccolo aiuto in denaro ... più o meno ... (cioè lo riconosce "all'assistito" perchè possa in parte pagare chi lo aiuta) si chiama "accompagnamento". Quando vado dal medico, in ospedale, da uno specialista, in un ufficio sento sempre più spesso questa domanda "Chi è il caregiver?"... "Come fa lei che abita lontano a seguire suo padre?". Quando sentono la distanza, scuotono la testa, convinti di essere di fronte all'ennesima persona che se ne frega del suo vecchio. Non ci credono, non lo capiscono, eppure quel "caregiver" per mio padre sono io. Far capire che il caregiver ero/sono io non è stato facile. Sono stato attaccato, e ripreso da più parti e più volte. Eppure per sei mesi mi sono fatto 300 chilometri al giorno (perchè i guai non vengono mai da soli, sono come il denaro e i pidocchi, dove ce n'è ne vanno altri). Mi hanno invitato a rivolgermi ad un'assistente sociale. Ho discusso di vita, morte, etica con medici. Due mesi fa mio padre è tornato in ospedale, nello stesso reparto del 2008. Si sono meravigliati di vederlo ancora vivo e in "discrete" condizioni per come era e per come è. Uscivano anche gli infermieri dalla guardiola, meravigliati, a vederlo camminare con me dietro, attaccato, a fargli da scheletro portante. Uno dei medici inizialmente più duri con me, uno che mi ha visto (da lontano) seguire mio padre, mi ha detto "innegabilmente, sulla distanza, ha avuto ragione lei". Mio padre non lo vede, ma che lo veda un medico, mi ripaga un po' delle fatiche e delle litigate fatte in ospedale.
Anche a casa non è stato facile niente. Nessuno voleva un'estranea. "Facciamo da soli ... o moriamo da soli". Niente ospizio niente badante, l'illusione di farcela comunque. Ho usurato due macchine (che ho ancora e che non posso permettermi di cambiare). Ho rischiato di ammazzarmi. Due auto che si sono equamente divise circa duecentotrentamila chilometri in poco più di tre anni. Oggi c'è una badante facciamo tre o quattro giorni a testa, ma all'inizio non è stato facile accettare questa nuova situazione per nessuno.
Quando l'impegno e il denaro se ne vanno a fiume è lecito e doveroso chiedere un aiuto se quell'aiuto è messo a disposizione.
Per l'invalidità e l'accompagnamento si va dal medico di base (che deve anche essere un medico abilitato a compilare la domanda). Il medico raccoglie tutte le patologie in un modulo che poi inoltra all'Inps. Questa prestazione ha un costo a parte che si paga al medico che dovrebbe rilasciare fattura ... già il medico sembra dire "ti faccio un favore a compilare questa rottura di modulo e adesso vuoi anche la fattura?".
Entro un mese è bene recarsi da un patronato e far fare il resto a loro. Lì compilano la domanda vera e propria e poi si preparano fotocopie di tutti gli esami e delle cartelle cliniche. Ho speso una fortuna in cartoleria. Ho atteso e quando l'ASL ha mandato l'invito a mio padre di presentarsi era passato un mesetto.
Davanti ad una commissione di sei persone non c'è stata storia, hanno vinto loro sei a zero. Mi hanno strappato un foglio dall'ultima cartella clinica e mi hanno detto "i medici di base sanno benissimo cosa vogliamo, torni con le documentazioni del cardiologo, una radiografia recente e la relazione di un fisiatra".
La visita è stata istantanea. Una della commissione si è anche affrettata gentilmente a portarmi fuori la documentazione visto che io ero preso con una persona non in grado a reggersi da sola.
Fuori c'è di tutto, sembra per certi versi di essere a Lourdes. Ci sono persone che camminano e poi entrano in carrozzina, muti che parlano e ciechi che vedono. Quella stanzetta ammala tutti e guarisce tutti, così chi veramente non ce la fa, torna indietro perchè la dentro non si fidano di niente, neanche degli scritti se sono più vecchi di tre mesi.
Ho aspettato sei mesi e solo dopo è concesso ritentare.
Si chiama "aggravamento", anche se la cosa era grave anche prima, ma manca sempre un documento.
Si torna dal medico di base e si ripete tutta la procedura anche dal patronato e si aspetta di nuovo la chiamata.
La faccenda ha anche avuto un risvolto positivo. Il medico in ricetta mette fra parentesi "(richiesto dalla commissione medica)" così succede anche che la visita non la facciano e scrivano che va tutto bene o al massimo minimizzano. Una medica ha però fatto il suo dovere e la visita è stata minuziosa e precisa, così almeno abbiamo capito perchè c'erano problemi e almeno per quello c'è una cura che non migliora ma frena il peggioramento.

P.S.
La prima visita ha generato solo l'invalidità al 100% che per un anziano non ha alcun valore, al massimo salta la procedura di verifica del basso reddito per l'esenzione ticket ... ma se non hai soldi è solo un cartoncino con su l'ennesima beffa.

P.S.
invalidità

giovedì 12 gennaio 2012

Accesso difficile decesso facile

Essere vecchi è una sfortuna. "Muore chi è vecchio" dice sempre mio padre. C'è sempre l'anello debole nella catena e l'organo sofferente nel corpo. Quando quel pezzo a vario titolo è usurato, trascina nel sonno eterno tutto il resto. Una delle cose che sistematicamente mi sono sentito ripetere alla noia in questi anni, è che mio padre è vecchio. A 93 anni non hai ragionevolmente un'aspettativa di vita "abbondante". Se ti distrai un attimo sei fuori. Un medico nemmeno si impegna troppo per razionalità, è una partita persa, massimo va ai supplementari ma mica puoi pensare di avere un intero campionato da giocarti. Spesso i parenti sono assenti e demotivano alla cura. L'età è la malattia più grave che uno incontra nella propria vita, non c'è scampo. Ogni scusa è buona per dare una giustificazione al decadimento naturale. Certi medicinali non si possono nemmeno dare, produrrebbero più danni che benefici, stessa regola per esami più o meno invasivi, un graffietto può diventare una perforazione petrolifera. Un anziano mangia poco di suo, quindi se cala di peso non è un farmaco sbagliato, un male vero o la consapevolezza che il finale non può tardare molto, è sempre il poco mangiare anche se uno di suo è un ghiottone (tanto chi può dire il contrario?).
Quante volte sarebbe morto mio padre se io non fossi sempre stato lì? Lui si lamenta sempre di me, non ha pudore, mi rinfaccia anche qualche carezza (non ricambiata) che mi ha dato quando ero piccolo. Ci lascio la vita, ma lui non ne ha mai abbastanza. I vecchi si nutrono della vita di quelli più giovani, che stanno attorno a loro. L'altra sera dovevo metterlo a letto, non ce la facevo più, mi ha detto "resisti ancora 5 minuti poi vai a dormire e ti riposi". Il problema è che, a letto lui, a me restano altre due ore da trafficare in casa. La lavatrice, la tavola, i piatti da lavare, i fornelli, che è sempre sporco anche se lo lavo sempre e ci sto attento, le briciole sotto il tavolo e anche qualche cosa d'altro, la dentiera, qualche volta stiro col ferro altre con le mani e basta.
Ma è in ospedale che non si può mollare mai e bisogna scegliere un mix di fermezza e di basso profilo, senza rompere le scatole, e poi le attenzioni, i sorrisi, le strette di mano, i grazie misurati (nè troppi nè pochi) anche se dentro non se ne può più e qualche regalino di riconoscenza (mica cose grandi, attenzioni, segni di riconoscenza). I medici hanno tanti ammalati e gli infermieri hanno medici e ammalati demotivati anche sulla paga... è dura.