Quando si assume una badante convivente, è necessario preparargli una stanza in cui possa trovare pace e riposo, se non proprio tranquillità. La stanza, pian piano diventa un po' anche parte della persona e diventa più casa della vera casa, anche se non potrà mai sostituirsi ad essa. La vera casa è sempre la casa vera della badante, ma anche questa stanza diventa un'appendice della casa della badante, un protettorato, un ambasciata in terra straniera. Alla fine del lavoro (per licenziamento, dimissioni, per qualsiasi ragione, o per decesso dell'assistito) diventa sempre un po' abbandonare li un pezzo della propria vita, i propri sforzi, la propria prigionia, le poche gioie e le tante rabbie. Quella stanza, grande o piccola resta sempre un po' nel sangue, oltre che nei ricordi della vita. Quella stanza va lasciata libera entro il periodo di preavviso, 15, massimo 30 giorni. Se la badante ha una casa sua non è un grande problema, ma se non c'è casa e la badante è sola, è extracomunitaria, quella stanza può anche diventare l'unico rifugio possibile, in attesa di un nuovo lavoro che non sempre c'è o la sala d'attesa del rinnovo del permesso di soggiorno, e allora che fare?