Luis (lo chiamerò così per comodità),
nel 2008 era lì con mio padre.
Erano in tre (ai pasti) allo stesso tavolo.
Erano lì tutti e tre in riabilitazione. Mio padre era il più anziano, roba di qualche anno.
L'altro lo chiamerò Gian (per comodità).
Gian viveva da solo, a casa sua, da sempre scapolo, lo aveva portato lì la sorella.
Gian era un po' denutrito, ma nemmeno molto, era denutrito come tutti gli scapoli anziani che sono un po' disordinati anche nel mangiare.
Gian continuava a chiedere che ore fossero e cosa prevedesse il menù per il pasto successivo.
I discorsi con Gian non erano molto profondi, direi piuttosto pratici. Gian delle volte ricordava le anatre arrosto che gli cucinava la madre, quando era in vita. Discorsi di fame e voglia di soddisfarla.
Luis era uno spirito libero, aveva due figli che venivano a trovarlo la Domenica pomeriggio e qualche volta, durante la settimana, veniva una sua parente (non ricordo di quale grado).
Luis era arrivato lì dopo un po' di ospedale, una riabilitazione di routine, era arrivato lì con le sue gambe e il suo bastone. Luis era stato un cacciatore, e nonostante tutto amava gli uccelli, amava vederli liberi di volare.
Quella era una RSA di quelle che una città si vanta di avere e che esibisce come fiore all'occhiello.
Un fiore all'occhiello non è detto sia fresco, anzi, spesso è finto.
Andavo due volte al giorno a vedere mio padre, stavo con lui ore. Parlavo anche con Luis e con Gian. Luis mi chiedeva spesso cosa servisse a lui stare su questa terra. Capiva di essere un peso per i suoi figli e sentiva di avere i giorni contati, loro cercavano di piazzarlo a brevissimo in un ospizio.
Gian era felicissimo di suo nipote, che gli aveva trovato una casa di riposo vicino a casa. Un ospizio non è mai vicino a casa. Un ospizio è fuori di casa per sempre, ma per Gian era sinonimo di pranzi certi ad ore certe e gli bastava.
Luis capiva benissimo di non poter vivere in un carcere ospizio fino alla morte. Non avrebbe retto a lungo questa costrizione.
Luis era caduto lì, in riabilitazione, così lo tenevano legato ad una sedia a rotelle e stava li tutto il giorno.
I suoi figli erano molto contenti della RSA, e mi dicevano di essere certi che lo trattassero bene, perchè non erano parchi in mance al personale.
In quel posto non capirono che due farmaci stavano uccidendo mio padre. Gli ospedali danno le cure, ma le controindicazioni presentano il conto spesso a distanza di settimane o anche qualche mese. Mio padre lì aveva preso anche un'infezione all'intestino (poi curata di nuovo in ospedale al reparto infettivi). Mio padre era mezzo svenuto due volte (per certo), e quelle due volte ero arrivato io a soccorrerlo.
Luis a sera veniva messo a letto e legato perchè mal sopportava questa non libertà. Urlava e inservienti e altri pazienti andavano da lui a ridersela.
Luis morì di disperazione, anzi di infarto per referto clinico, il giorno di Santa Lucia, davanti alla saletta degli infermieri, senza che loro se ne accorgessero.
Mio padre mi ha mostrato il giornale, con il trafiletto dell'anniversario della sua morte quattro anni fa.
Credo che Luis, dovunque egli sia, non abbia catene ai polsi e non legga più il giornale.
del resto, o vivi tu o vivono fino alla morte i genitori rubandoti la vita
RispondiEliminaE' una storia molto triste
RispondiEliminaconosco gente che sta sacrificando la propria vita per i genitori. Un circolo chiuso che non è giusto vivere, ammesso questo si chiami vivere.
RispondiEliminaChe senso ha dire agli altri che si ricorda il proprio famigliare?
RispondiEliminaE' un modo per rassicurarsi, dirsi e continuare a dirsi che si è fatto tutto il possibile? Un modo per mettersi la coscienza a posto? far sapere ai vivi che gli si è voluto bene?
Gli annunci sui giornali sono solo esteriorità, il dolore è una cosa privata e intima che non ha bisogno di pubblicità.
Purtroppo la fine della gente anziana, ma ancora sana, quasi sempre passa attraverso i dolori atroci di una frattura.
RispondiEliminaIl cuore spesso non regge questa sofferenza.
E' la storia, se le cose andranno per il meglio, capiterà anche a tutti noi.
RispondiEliminanessuno può garantire nulla, ne un figlio, ne una badante, ne un ospizio dove le persone lavorano sugli anziani a turni.
RispondiEliminala vita da vecchi è grama e piena di insidie. Tutti pretendono che il vecchio impari come comportarsi, ma il vecchio non è un bambino va già bene se non continua progressivamente a dimenticare.
questo commento l'ho letto da un'altra parte ma voglio incollarlo qui.
RispondiEliminaportare avanti i propri genitori non è facile e se non si è abbastanza solidi di testa può distruggere
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http://iriselibellule.blogspot.it/2013/02/questo-post-e-di-servizio-cioe-serve.html?showComment=1360149042215#c2857347617474772098
mio padre è immortale da 94 anni e non smette mai, mia madre sui dieci passi, gli da almeno un metro ... io sono sempre al palo, legato come Ulisse, per non sentire le sirene della vita ...
anzi, credo che fra un po' arriverà quella dell'ospizio per portarmi via per sempre...
e sento già mio padre gridare, con quel suo fare minaccioso (è alto la metà di me) "quando avrò bisogno, tu non ci sarai" (lo dice sempre, tutte le volte che gli cambio il pannolone) e a raffica "un padre cresce dieci figli, ma dieci figli non hanno cura di un padre" (lo dice sempre ogniqualvolta tardo a mettergli la minestra nel piatto))
si dimentica sempre che io non sono 10 figli, e nemmeno uno e trino al sottocosto, ma do di me quasi tutto quel che ho ..
non mi lamento, la vivo come la via dell'illuminazione, anche se da anni non si vede una palina dell'Enel a pagarla un "compro oro"
spero nel caso io sia colto da morte, di dormire il sonno eterno.
Trovare altri rompiballe di là che me la menano e me la romanzano sui peccati di una vita, non lo sopporterei, meglio finire reincarnato in un corpo da gallo (ma anche di ballo) che poi non fa grande differenza per come sono messo adesso, cosi potrei darmi da fare con le pollastre, senza remore e preoccupazioni per uova ed eventuali pulcini, o pulcine alle prese con nonna papera e una laurea in mano.
Quando si dice 2di giorno in giorno", non programmo, non potrei, non ho tempo neanche di andare dal medico (la medica) per me. Anzi, l'ho trovata (la medica) giorni fa, per caso e mi ha chiesto come andasse, perchè sono anni che non ci si vede. Io non prendo un farmaco e lei sempre in analisi come un sacco di donne, anzi, lo psicologo non gli bastava ed è passata allo psichiatra. Mi sono toccato i Maroni elettorali ... e chi ci va più dal medico?
diventa difficile abituarsi all'idea di morire e in un ospizio ci si va per abituarcisi in fretta.
RispondiEliminanessuno si abitua a morire, si muore e basta anche chi non vuole.
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