quando un anziano si rende conto di non essere autonomo, cadono tutti i miti e i sensi della vita. Il giorno prima si era attivi e si programmava, si costruiva un futuro anche da vecchi, ci si sentiva utili, prima di tutto, a se stessi. Il giorno dopo si scopre di non essere più attivi. Si comincia ad aspettare il proprio turno e per ogni cosa, essere sempre in coda come alle poste è insopportabile. L'anziano sollecita attenzione, ma quando vede che attorno c'è solo compassione, l'anziano matura il sano proposito di togliere il disturbo, perchè lì, sembrerebbe finita la vita. In realtà, un anziano, potrebbe ancora essere utile per la sua esperienza ma il peso d'essere di peso e di non farcela da soli è troppo forte.
Spesso l'anziano rifiuta il cibo e si mette nella migliore condizione per lasciare questa terra.
Credo che in ospizio una situazione del genere sia poco gestibile. Non è ancora il momento di andarci. Anche l'anziano deve maturare questa convinzione.Quando il fisico risponde poco e i pensieri scuri avvolgono l'anziano, anche il cervello se ne va un po' per proprio conto. Superato questo periodo, l'anziano prende atto della sua condizione e pensa a mangiare, prendere i medicinali andare a letto andare a dormire cambio di pannoloni ecc. come il nuovo lavoro scandito dall'orologio. Torna a mangiare e non molla più, anche se di tanto in tanto, torna a voler morire fino al prossimo piatto di minestra.